Ora che con Povere creature! (ma in realtà già con La favorita) Yorgos Lanthimos ha messo al sicuro il suo posto nell'empireo di Hollywood, conquistando il grande pubblico, il regista greco sembra volersi permettere sia di ritornare ad alcune atmosfere proprie dei suoi primi film (e a lavorare con il suo sceneggiatore Efthymis Filippou) sia di utilizzare alcuni di quei registri a scopo di divertissement, anche sfruttando la disponibilità dei grandi attori che ha a disposizione.
E così più o meno contemporaneamente a Povere creature! con lo stesso gruppo di attori (Emma Stone, la sua ormai dichiarata musa, Jesse Plemons, Willem Dafoe, Margaret Qualley, cui qui si aggiungono Hong Chau e Mamoudou Athie) mette in piedi questo film, Kinds of kindness, che in realtà è praticamente la somma di tre mediometraggi, e infatti il tutto dura quasi tre ore.
Matteo Bordone nel suo podcast che ascolto più o meno quotidianamente dice che i tre episodi non hanno un filo conduttore e che sono ciascuno finalizzato a stigmatizzare un fenomeno della vita contemporanea: il servilismo, la paranoia e il settarismo. Pur essendo vero che le tematiche sono quelle citate, personalmente ritengo che il filo conduttore ci sia e non sia soltanto il fantomatico personaggio di R.M.F. che compare in tutti gli episodi, una specie di McGuffin che attraversa il racconto, bensì sia dichiarato fin dai primissimi minuti, quando sui titoli di testa (a partire dalla sequenza di video delle case di produzione che di solito hanno proprie musiche) parte la canzone Sweet dreams degli Eurythmics in cui l'amatissima Annie Lennox a più riprese intona:
Everybody's looking for something
Some of them want to use you
Some of them want to get used by you
Some of them want to abuse you
Some of them want to be abused
Ebbene, secondo me questa strofa è la chiave interpretativa del film che ci mostra in fondo diverse storie di manipolazione e abuso, storie nelle quali - come sempre accade in queste derive patologiche - vittime e carnefici sono legati a doppio filo.
Gli attori che interpretano i vari personaggi nei tre episodi sono sempre gli stessi, e la loro prova attoriale è decisamente di grande livello, per la loro capacità trasformativa che li fa immedesimare in ruoli diversi e spesso opposti, senza che questo stoni agli occhi dello spettatore.
Nel primo episodio Jesse Plemons è lo schiavo di Willem Dafoe, con il quale intrattiene anche una relazione sentimentale. La sua vita ogni giorno viene letteralmente scritta dal padrone che prende tutte le decisioni e chiede al suo servo lo svolgimento di prove sempre più impegnative. Quando il padrone chiede allo schiavo di uccidere un uomo il rapporto va in crisi.
Nel secondo episodio Jesse Plemons è un poliziotto la cui moglie, Emma Stone, è dispersa in seguito a un naufragio. Quando viene ritrovata e torna a casa, il marito comincia a coltivare il dubbio che non sia realmente lei e la sottopone a "prove d'amore" sempre più crudeli ed estreme.
Nel terzo episodio Emma Stone è un'adepta di una setta a capo della quale ci sono Dafoe e Hong Chau, e insieme a Jesse Plemons, ha il compito di individuare una specie di messia donna capace di guarire e resuscitare i morti. L'incontro con il marito e la figlia che il personaggio della Stone ha abbandonato per unirsi alla setta innesca una serie di eventi non senza conseguenze.
Kinds of kindness è tutto fuorché un film gentile: la violenza unita a un'ironia macabra producono un mix a volte insostenibile per lo spettatore, ma devo dire che - abituata agli altri film realizzati da Lanthimos insieme a Filippou - la cosa non mi ha sorpreso più di tanto, anzi per certi versi non ho potuto fare a meno di pensare che Lanthimos è tornato a fare Lanthimos, non solo sul piano della narrazione ma anche delle scelte tecniche (abbandonando i fish eye e le pompose scenografie degli ultimi film, e tornando a uno stile più asciutto e minimal). Pur apprezzando il Lanthimos hollywodiano, ho salutato con favore questo ritorno alle origini, anche se - a pensarci a mente più fredda - è un ritorno solo parziale, com'è normale che sia quando si fa un viaggio in altri territori e inevitabilmente si torna cambiati.
Il vero limite di Kinds of kindness secondo me è la sua natura - nemmeno tanto celata - di divertissement registico, in cui in realtà il regista non ha cose particolarmente originali né particolarmente approfondite da comunicare allo spettatore. Anzi, per certi versi il regista si diverte quasi a spese dello spettatore, sottoposto a tre ore di sostanziale sofferenza dalla quale la risata che scatta inevitabile a più riprese non libera, anzi amplifica il disagio.
Voto: 3,5/5
Primo episodio molto bello (per me), secondo orripilante, terzo interessante ma prolisso. Nel complesso un film da sufficienza piena, anche se io tutta questa ironia macabra non ce l'ho vista. Mi è parso, anzi, abbastanza disturbante, ma come dici te con poche novità stilistiche e narrative anche rispetto al "primo" Lanthimos, che ormai è un regista mainstream a tutti gli effetti...
RispondiEliminaSulla questione dell'ironia mi pare che su questo film si abbiano opinioni diverse. Secondo me dipende dalla sensibilità individuale. Cmq io a tratti ho riso ma forse si trattava più che altro di momenti liberatori dell'orrore.
Elimina