La stagione teatrale volge ormai al termine ma ci regala ancora qualche sprazzo di entusiasmo. E del resto sapevo già che con Arturo Cirillo è difficile restare delusi e ci si può fidare quasi a occhi chiusi.
Da un paio d'anni Cirillo porta in giro per i teatri italiani la sua personale versione del Cyrano di Bergerac di Edmond Rostand, la storia del celebre spadaccino guascone innamorato di Rossana che, a causa del suo enorme naso, non solo rinuncia a dichiararsi alla sua bella ma aiuta il giovane cadetto Cristiano a conquistarne definitivamente l'amore, prestandogli i suoi versi e le sue parole.
La storia di Cyrano è ampiamente nota ed è stata adattata variamente per il teatro e il cinema, in modi più o meno fedeli al testo originale. Anche Cirillo sceglie una lettura personale e molto originale.
Innanzitutto il Cyrano diventa un musical, quindi il recitato (quasi sempre in versi) si alterna al cantato, e questo racconto in musica si inserisce in una confezione da teatro di rivista, con tanto di paillettes e lustrini sia negli abiti che nella scenografia. Lo stesso Cyrano porta il frac, il cappello a cilindro e il bastone, come nella migliore tradizione degli spettacoli di varietà, configurandosi dunque più come un intrattenitore che come uno spadaccino.
In secondo luogo, sul piano narrativo, la storia di Cyrano è interpolata con quella di Pinocchio, essendo i due personaggi principali delle due storie accomunati da questo naso ingombrante e dalle bugie che costellano le loro esistenze, cosicché nel mondo che circonda Cyrano Rossana diventa a tratti la fata turchina, il pasticciere amico Ragueneau si fa un po' grillo parlante, e qua e là si intravedono altre assonanze.
Ma, soprattutto, quello di Cirillo è un omaggio al teatro, un vero e proprio atto d'amore, come si capisce fin dal prologo che svela agli spettatori la finzione letteraria di Cyrano e il rapporto dell'attore con il personaggio letterario, ed è reso ancora più chiaro ed evidente dall'allestimento scenico che consiste in un palco (rotante) su cui in alcuni momenti cala un sipario di seta luccicante e gli oggetti di scena vengono messi e tolti.
Cirillo sembra volerci dire che su quel palco tutto può accadere e chi frequenta le storie e le porta a teatro ha la possibilità di mostrare che i fili di queste storie si intrecciano in modi a volte imprevedibili, e letterati e drammaturghi anche distanti nel tempo e nello spazio contribuiscono tutti - con la loro creatività - al grande racconto della nostra umanità, rendendo il teatro un luogo di riconoscimento collettivo e di costruzione di identità per chi lo fa e per chi lo guarda.
E tutto questo lo si può fare anche attraverso un divertissement, com'è questa messa in scena di Cyrano, che non a caso si conclude con un giro saltellante di Cirillo e di tutti gli attori per l'intera platea.
Voto: 3,5/5
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!