Stefano Massini è autore ormai riconosciuto ampiamente non solo a livello nazionale, bensì anche internazionale. I suoi testi sono alla base di numerose opere teatrali e cinematografiche, e possono essere apprezzate anche attraverso una lettura diretta dei libri a sua firma.
Io stessa ho incrociato i suoi testi molte volte nel corso del testo, apprezzandoli più o meno a seconda dei casi, ma sempre riconoscendogli grandi qualità narrative.
Nel 2019 per la prima volta ho avuto l'occasione di ascoltarlo dal vivo a teatro con lo spettacolo Magari ci fosse una parola per dirlo ispirato al suo libro Diario inesistente, e sono rimasta molto favorevolmente colpita. All'interesse per le storie piccole e grandi raccontate, Massini aggiunge le sue straordinarie qualità di affabulatore e raccontastorie che producono il mix perfetto.
Così, a distanza di qualche anno dal mio ultimo contatto con lui - e dopo che il suo successo è cresciuto esponenzialmente -, lo ritrovo in uno spettacolo teatrale nientedimenoche al Teatro Argentina, L'interpretazione dei sogni, anche questo tratto da un suo libro, L'interpretatore di sogni, frutto della sua ricerca sul personaggio di Sigmund Freud.
Mentre a suo tempo l'avevo ascoltato raccontare storie su un palco vuoto e conquistare il pubblico con la sola forza della narrazione, a questo giro il prodotto si è fatto molto più articolato. Lo spettacolo è accompagnato da musicisti che suonano dal vivo, c'è una scenografia importante in cui sul fondo del palcoscenico vengono proiettate immagini statiche o in movimento su cui domina un occhio, si utilizzano costumi e oggetti di scena. Lo stesso Massini non è solo uno che racconta su un palco, ma si trasforma in interprete e attore, mettendo in evidenza qualità che di lui personalmente ancora non conoscevo.
Il risultato è uno spettacolo sontuoso e accattivante, in cui l'abilità narrativa dell'autore viene potenziata dall'apparato teatrale, comprensiva della recitazione dello stesso Massini.
Non posso dire che esco dal teatro scontenta: tra l'altro lo spettacolo sta riscuotendo un enorme successo al punto che è stata programmata una replica straordinaria che lo stesso Massini annuncia orgogliosamente dal palco al termine dello spettacolo.
Però - lo so, sono una rompiscatole - a me Massini piaceva nella sua versione semplificata, quella che tirava fuori dal cassetto storie spesso piccole e sconosciute, che collegava gli eventi, che creava interesse a partire quasi dal nulla.
Questo Massini in grande stile mi risulta invece meno interessante, forse anche perché a questo punto molto più simile ad altri prodotti teatrali.
Infine, non posso non esprimere un certo qual fastidio per quello che secondo me è ormai un abuso dello storytelling o quanto modo di un certo modo (secondo me molto americano) di fare storytelling. Se ogni racconto inizia con cose tipo "Era una notte buia e tempestosa, e..." oppure "18 dicembre 1892: il signor X stava uscendo di casa per andare..." alla quarta o quinta volta per me diventa stucchevole. Ogni tanto ho la sensazione che questa cosa dello storytelling ci abbia preso un po' troppo la mano, e personalmente attendo - invero un po' impaziente - che la moda passi un po' e che si ritorni ad un approccio più equilibrato, in cui si trovino modi vari e diversi per catturare l'attenzione del pubblico.
Voto: 3/5
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!