Valerio Aprea, più volte attore per Mattia Torre e da me attenzionato proprio per questo, mi piace molto e ormai da parecchio tempo.
Di Sandro Bonvissuto, invece, non ne conoscevo l'esistenza fino a un po' di mesi fa, quando la mia amica e collega L. mi ha regalato il libro La gioia fa parecchio rumore. E lì ho scoperto questo cameriere/scrittore che incarna in qualche modo la parte migliore della romanità. Il romanzo, che racconta il coming of age di un ragazzino che cresce in una famiglia di romanisti sfegatati, è un condensato di romanità, ma - come dicevo - quella buona, che fa sorridere ma anche riflettere.
Quando ho visto che nell'ambito del festival Flautissimo era previsto lo spettacolo Il giorno in cui mio padre mi ha insegnato ad andare in bicicletta, tratto appunto da un racconto di Sandro Bonvissuto e interpretato da Valerio Aprea non me lo sono fatto sfuggire.
Si tratta sostanzialmente di un reading in cui tutto è affidato alla bontà del testo di Bonvissuto e alla qualità della recitazione di Aprea.
È il racconto di alcuni giorni di un'estate di molti anni prima, quella in cui il narratore era ancora bambino ed era uno dei pochi del gruppetto di ragazzini con cui giocava a non saper ancora andare in bicicletta. Nelle parole di Bonvissuto si respira l'aria di quei giorni, si visualizzano le situazioni come guardando un film, e si percepiscono chiaramente sentimenti, pensieri e sensazioni che attraversano il protagonista.
Questa seconda esperienza con un testo di Bonvissuto mi conferma la capacità dello scrittore di restituire in particolare il vissuto dell'infanzia, rendendo vividi stati d'animo che per tutti noi sono ormai lontani nel tempo.
A questa dote specifica dell'autore si unisce, amplificando il risultato, la recitazione di Valerio Aprea, che con la voce e i gesti conferisce alle parole una tridimensionalità tale da rendere ancora più forte la sensazione di stare osservando la scena, e non solo di ascoltarla.
L'esperienza è nel complesso molto interessante e apprezzabile, in un panorama in cui per gente come me che vede tantissimo a teatro è sempre più difficile uscire dalla sala davvero soddisfatti.
Voto: 3,5/5
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