Lino Musella è attore che va crescendo progressivamente nella mia considerazione man mano che vedo suoi spettacoli a teatro.
Con questo spettacolo - che scopro essere in giro già da diversi anni con grande successo - Musella si cimenta in quella che potrebbe sembrare un'impresa impossibile: portare in scena 30 sonetti shakespeariani, tradotti in napoletano da Dario Jacobelli, scrittore e poeta napoletano scomparso prematuramente nel 2013.
Jacobelli si cimentò in questo lavoro di traduzione quasi per gioco, senza una finalità editoriale, ma con l'idea di dedicare e regalare via via ciascuna traduzione a un amico o a qualcuno della sua cerchia.
Lino Musella ce li propone tutti di seguito, accompagnato sul palco dalle musiche di Marco Vidino. L'attore napoletano fa un grande lavoro di diversificazione per rendere lo spettacolo il più mosso possibile: si sposta sul palco, si traveste, cambia completamente i toni, interagisce con il musicista, sale su un palco sopraelevato, va in mezzo al pubblico, compare sulla balconata che aggetta sulla platea, gioca con gli spettatori come quando cammina tra le file bendato o quando recita dei sonetti sottovoce per un'unica persona a cui affida l'estremità di un tubo.
Insomma, quello che poteva essere uno spettacolo piatto e forse noioso diventa un'occasione continua di scoperta e una fonte inesauribile di curiosità.
Al centro di tutto ci sono ovviamente i testi di questi sonetti, che ruotano in buona parte intorno al tema dell'amore, delle sue gioie e delle sue pene, ma anche intorno alla tematica del tempo e al ruolo della poesia come strumento capace di donare l'immortalità sia al poeta che le scrive sia all'amato cui si rivolge.
Non sono in grado di fare un confronto erudito tra gli originali shakespeariani e le traduzioni in napoletano, in quanto non conosco quasi per nulla la materia prima. Dunque faccio anche fatica a cogliere e di conseguenza a verbalizzare la differente percezione ed effetto prodotti dai sonetti originali e in napoletano.
Quello che ho pensato, mentre ascoltavo Lino Musella, è che - se non avessi saputo che si trattava dei sonetti di Shakespeare - avrei pensato a poesie napoletane originali, nate dal mondo e dalla cultura napoletani, il che è sorprendente se si pensa qual è la reale origine di questi testi.
Non so se ciò dipenda dalla versatilità e universalità dei versi del Bardo oppure dalla forza identitaria della lingua napoletana. Il risultato però è molto interessante.
Voto: 3,5/5
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