Vado a vedere quest'opera prima della Cortellesi trascinata dall'entusiasmo collettivo che si è sviluppato intorno ad esso. Tra l'altro ci vado un sabato sera a Bologna e nonostante i due spettacoli a 15 minuti l'uno dall'altro non saremmo entrate se non avessimo fatto il biglietto in anticipo.
Diciamo che la grande aspettativa non è mai la condizione migliore per affrontare un film (e non solo). Però in questo caso credo che la colpa non sia solo dell'aspettativa.
Già dopo una decina di minuti dall'inizio del film comincio a sospettare, e poi ad avere la certezza, di stare vedendo un film molto didascalico e meccanico nei suoi sviluppi narrativi, uno di quei film che mi aspetterei di vedere in televisione ma che al cinema mi paiono non riuscire a essere all'altezza del mezzo.
Della storia non dirò quasi nulla perché credo che ormai tutti sappiano di cosa parla: la vicenda di Delia, della sua situazione familiare, del rapporto con sua figlia, ma anche la storia dei giorni che precedettero il referendum del 2 e 3 giugno 1946.
Nonostante le ottime intenzioni di Paola Cortellesi e il lodevole messaggio di cui il film si fa tramite, per me tutto risulta fin troppo semplicistico, dalla ricostruzione della Roma del dopoguerra e delle case dei poveri, fino ad arrivare ai personaggi che - anche quando interpretati da attori notoriamente bravi, come Valerio Mastandrea ed Emanuela Fanelli - sono troppo monocordi, buoni o cattivi a seconda dei casi, cosicché risultano dal mio punto di vista poco credibili. Le scelte registiche - anche quelle apparentemente più originali, ad esempio le presunte scene di ballo che nascondono la violenza o gli inserti musicali contemporanei in alcuni momenti clou della storia, a me sono risultate ingenue e hanno fatto fatica a provocarmi un vero coinvolgimento emotivo.
Leggo a destra e a sinistra di chi ha riso e si è commosso ed è uscito toccato dal film. Gli applausi in sala si sprecano e vi ho assistito anche io.
Io però non ho vissuto niente di tutto questo, e non mi è chiaro se sia un problema mio ovvero l'effetto di ciò che le persone si aspettano dal cinema.
Ovviamente sono contenta del successo del film, che riempie le sale e porta al cinema persone che non ci andavano da tempo, ma non sono sicura che questo fenomeno sia una garanzia di futuro per il cinema o almeno del cinema come lo intendo io. O forse tutto sommato questi successi di pubblico servono proprio a garantire la sopravvivenza delle sale anche quando scelgono di proiettare pellicole più di nicchia o più complesse.
Insomma, grazie comunque alla Cortellesi. Anche se per me i film per il grande schermo sono un'altra cosa.
Voto: 2,5/5
Preso nell'ottica in cui lo poni ci sta tutto, non ricordo di avere mai visto un film della Cortellesi ci sono andata spinta dal trailer che mi trasmetteva qualcosa....
RispondiEliminaMi è piaciuto molto nonostante ne abbia percepito ingenuità o forzature ma credo sia stata volutamente la sua cifra, un film che trasmetta un messaggio senza appesantire, tramandare la memoria. Posso però immaginare che il 'modo' possa però non piacere a tutti, credo al contrario che se fosse stato più serioso e centrato avrebbe avuto meno affluenza.
Su tanti film mi ritrovo a esprimere un'opinione meno rigida proprio perché le mie aspettative sono diverse le tue forse erano altine o ti aspettavi un film più autoriale.
Sul ritorno delle persone in sala altro capitolo troppo vasto per discuterne in breve, io non sono così ottimista....
Penso che quello che dici sia quello che hanno pensato e provato in molti, anche persone appassionate di cinema come noi. E lo capisco e lo rispetto. Ma a me è sembrato un film che sarebbe stato benissimo come fiction in TV. È chiaro che il tono e le scelte sono state volute e le rispetto, ma per me rimane un film un po' scolastico.
Elimina@Lory: non puoi ricordartelo perchè è un'opera prima :)
EliminaPer quel che mi riguarda, al netto di un finale un po' improbabile e di qualche ingenuità tipiche, appunto, di un'opera prima (ma avercene di opere prime così) il film mi è piaciuto e, devo dire, mi ha pure emozionato perchè smuove sentimenti veri ed è sincero, mai retorico. Perfino l'uso del bianco e nero, di solito stucchevole nel 90% dei film contemporanei, qui mi è parso assolutamente logico. Il motivo per cui sta riempendo le sale è piuttosto semplice, ed è lo stesso di "Barbie": perchè una volta tanto (e finalmente, dico io) si fanno film che le donne riescono a sentire come propri, rivolti proprio a loro, finalmente protagoniste. Non è poco, davvero.
@Anna: non sono d'accordo che il film sia a livello di una fiction televisiva. Nelle fiction non ci sono attori così bravi, e nelle fiction non si toccano mai argomenti così
Anche io sono una donna, eppure a me non ha toccato e non l'ho sentito mio. Comunque sono contenta di essere un'eccezione e che il film riempia le sale.
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