Dopo essere venuta a conoscenza del Karawan Fest in occasione della proiezione del film Toubab al Goethe Institut mi ero ripromessa quest'anno di andare a vedere almeno un film. E così la penultima sera di programmazione, io e C. andiamo a vedere Freibad, il film della regista tedesca Doris Dörrie, presente per un confronto con il pubblico.
La regista ci dirà che l'ispirazione del film le è venuta dopo aver letto una breve notizia sul fatto che in una piscina all'aperto per sole donne a Friburgo c'erano state delle situazioni di conflitto tra donne di diversa provenienza etnica e religiosa.
E di fatto, di questo parla il film: siamo in una piscina all'aperto in piena estate. La piscina è gestita da una donna che passa tutto il tempo ad allenarsi e a fare pesi, la cui bagnina è una ragazza nera e il cui chiosco è gestito da un uomo in vesti femminili. Tra le frequentatrici abituali della piscina ci sono due amiche tedesche (una ex cantante avanti con gli anni e ormai spiantata, femminista in modo radicale e al contempo razzista di ritorno, e una cattolica ricca e sola, che introduce il suo cane di soppiatto in una carrozzina), una famiglia di donne musulmane di diverse generazioni e con diversi atteggiamenti nei confronti dei dettami della religione e delle scelte sul vestiario, una giovane ragazza in carne che ha un interesse per una delle giovani musulmane. Già la convivenza tra questi diversi soggetti non è pacifica, ma quando in piscina arrivano delle donne arabe, molto ricche e coperte di tuniche nere dalla testa ai piedi, la situazione esplode.
Il tono del film della Dörrie è decisamente da commedia, a tratti addirittura comico, ma questo approccio leggero non nasconde nessuna delle contraddizioni sottostanti e che riguardano tutte le protagoniste della storia.
La domanda di sottofondo è una domanda di grande attualità, ossia "A chi appartiene il corpo delle donne?", solo che in questo caso non ci sono uomini a pretendere di decidere per loro, dal momento che ci troviamo all'interno di una enclave totalmente femminile, cosicché quello che accade è che sono le donne stesse a essere ciascuna convinta di quale sia la cosa giusta e a voler applicare soluzioni univoche a chiunque. La libertà che tutte professano si scontra con il fatto che ognuna ha un atteggiamento giudicante verso l'altra, non riconoscendo di fatto una vera libertà di scelta.
Nel complesso il film non punta a essere un prodotto raffinato, e tra situazioni divertenti e in parte macchiettistiche, canzoni estive spensierate e poetiche e rilassate pause notturne in una piscina vuota nel passaggio da un giorno all'altro, mette sul piatto tanti temi che non hanno risposte semplici né scontate, e ci chiamano tutte in causa, costringendoci a riflettere sulla limitatezza e sui rischi di qualunque posizione univoca che si scontra e sempre si scontrerà con la varietà e la complessità del reale, man mano che le nostre società diventano più composite e articolate.
Voto: 3/5
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