Il grano in erba / Colette. Milano: Adelphi, 2011.
Il grano in erba è il romanzo che Colette pubblicò a puntate su “Le Matin”, ma la cui pubblicazione fu interrotta a causa del tema scabroso per l’epoca. Protagonisti di questo romanzo sono Vinca, quindicenne, e Phil, sedicenne, due amici di infanzia che da sempre ogni estate si ritrovano sulla costa bretone dove le rispettive famiglie trascorrono le vacanze.
Quest’estate però non sarà come tutte le altre: i due ragazzi sono infatti nel momento della transizione - anche dolorosa - che li porterà dall’infanzia all’età adulta, e ne sono perfettamente consapevoli. Quella che era un’amicizia infantile nella quale il fatto di essere un maschio e una femmina contava molto meno della condivisione dei giochi e delle attività si trasforma in un rapporto più sfuggente e ambiguo, che Vinca e Phil da un lato rifuggono nell’estremo tentativo di mantenersi attaccati all’infanzia, dall’altro desiderano per sancire l’inizio di una vita futura che li affascina e li terrorizza.
La naturalezza dei comportamenti che da sempre ha caratterizzato i loro rapporti si trasforma in una specie di duello costante in cui entrambi sperimentano il sottinteso e il non detto, e sono vittima e responsabili di fraintendimenti e allontanamenti.
Quando Phil diventa oggetto dell’interesse della signora Dallerey (ben più grande di lui) che ha preso in affitto una casa non lontana, il ragazzo è combattuto tra il desiderio di sperimentare e la paura dell’ignoto, mentre Vinca – pur tenuta all’oscuro – percepisce che tutto sta cambiando, e che l’amicizia, trasformatasi in amore, non è più semplicemente fonte di spensieratezza e felicità, ma anche di gelosie e dolore.
Di fronte all’emergere della verità, i due giovani affronteranno insieme questo passaggio cruciale e dagli esiti non certo scontati. Intorno un mondo di adulti che, consapevolmente o inconsapevolmente – non lo sapremo mai - sembra non accorgersi minimamente di quello che sta accadendo (i ragazzi non a caso li chiamano Ombre).
Com’è normale che sia il romanzo che tanto scandalo destò all’epoca per noi contemporanei ha poco di scandaloso, anche se qualche benpensante e ipocrita potrebbe storcere il naso di fronte alla relazione estiva tra il minorenne Phil e la signora Dallerey, che seduce volontariamente il ragazzo e come compare all’improvviso così scompare senza salutare.
Colette dimostra però una capacità sopraffina di scandagliare l’animo di questi adolescenti e rende vivi e profondamente reali i loro sentimenti, la loro ingenuità, la loro incapacità, la loro cattiveria, e tutte quelle cose che si è in adolescenza, cose che non si è in grado di padroneggiare e che producono molta sofferenza.
Un romanzo che avevo deciso di leggere per la sua ambientazione bretone (che Colette descrive con attenzione, soprattutto in riferimento alla flora e alla fauna), ma che mi ha conquistata in maniera molto più ampia e complessa.
Voto: 3,5/5
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