Era un po' che volevo andare al Parco della Cervelletta nell'ambito della rassegna cinematografica estiva lì organizzata dai ragazzi del Cinema America, ma per i più vari motivi non ci ero ancora riuscita. Quest'anno ho colto al balzo l'occasione che mi si è presentata e ci sono andata per la serata di apertura che ha visto protagonista il regista Ari Aster e il suo Midsommar, il film precedente a quello da poco uscito in Italia, Beau is afraid.
Per me si trattava del battesimo sia con la Cervelletta sia con i film di questo regista, e alla fine ne sono uscita stanca ma contenta.
Per fortuna mi ero portata uno sgabellino e un po' di strati di giacche, perché vista la mia veneranda età non avrei resistito senza. Ciò detto, questo prato pieno di giovanissimi, giovani e meno giovani all'ombra della torre del casale e davanti a uno grande schermo illuminato mi è sembrato una delle cose più belle cui ho assistito negli ultimi anni. I ragazzi del cinema America si confermano una realtà solida e sempre piena di idee, e meritano davvero di diventare un punto di riferimento nel panorama non solo romano.
Ma veniamo ad Ari Aster e Midsommar. Ho sentito solo il suo saluto al pubblico (in cui ha detto che quello della Cervelletta gli sembrava il contesto perfetto nel quale proiettare questo film), mentre non mi sono trattenuta a lungo sul dibattito finale. Il film è finito che era mezzanotte e mezza e io il giorno dopo dovevo alzarmi per andare a lavorare!
Protagonista di Midsommar è Dani (una bravissima Florence Pugh che molti ricorderanno nel ruolo di Amy nelle Piccole donne di Greta Gerwig). La giovane sta con Christian (Jack Reynor), ma il rapporto è in crisi, e nessuno dei due riesce davvero a chiuderlo. Un evento terribile, il suicidio della sorella bipolare e la morte di entrambi i genitori trascinati in questo suicidio, lascia Dani sconvolta, perseguitata anche dal senso di colpa per non essersi attivata all'ennesimo grido di allarme e minaccia della sorella.
Per questo motivo Christian, che aveva programmato un viaggio in Svezia con i suoi amici di università, decide di invitare anche Dani; in cinque partono per raggiungere una comunità hippie che vive in mezzo ai boschi, da cui proviene l'amico Pelle, e qui parteciperanno al rito di mezza estate.
In Svezia ad agosto tutto è luminoso ai limiti del sopportabile, e il sole tramonta per un paio d'ore la notte cosicché il cielo non riesce realmente a diventare buio (mi ha fatto pensare alla mia vacanza islandese).
In questo posto dalla natura verdissima, in cui il cielo è sempre terso, e tutti i membri della comunità indossano vesti bianchissime, sembra non possano succedere che cose belle, e invece ben presto si capisce che le abitudini della comunità, che si ispira agli antichi riti runici, sono tutt'altro che innocue.
Dopo il suicidio di due membri della comunità al termine di una elaborata cerimonia, gli ospitano reagiranno in vario modo innescando una serie di conseguenze più o meno tragiche, da cui solo Dani uscirà in qualche modo salva e rinnovata.
Capisco bene perché il regista Ari Aster e i suoi film siano diventati dei cult. Siamo infatti lontani anni luce dai film horror mainstream, che hanno il solo obiettivo di fare paura utilizzando tutti i cliché del genere e senza alcuna attenzione alla componente narrativa e concettuale. In questo caso Aster rovescia alcune caratteristiche tipiche degli horror (per esempio la scelta del buio) e soprattutto usa l'angoscia e l'orrore delle situazioni come traduzione esteriore dei traumi e delle fragilità interiori dei personaggi. In particolare, se si considera la parabola narrativa di Dani, si può ipotizzare che il film sia nel suo insieme una metafora horror dell'elaborazione del lutto e della separazione attraverso cui la protagonista deve passare per potersi riappropriare della propria vita e andare avanti.
Da questo punto di vista, è un film che stimola intellettualmente e non si propone come semplice divertissement. Certo, Aster tende un po' alla prolissità, e dunque personalmente avrei fatto a meno di qualche lungaggine di troppo.
Però, andando via dalla Cervelletta prima della fine, mi tengo a poca distanza da un'altra coppia, perché dopo questa visione attraversare il sentiero tra gli alberi che mi porterà al motorino non nego che mi fa una certa impressione ;-)
Voto: 3,5/5
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RispondiEliminaChe invidia aver potuto vedere questo film all'aperto e in presenza del regista!
RispondiEliminaInfatti mi sono sentita fortunata!!
EliminaGrandissimo film Midsommar! Mi associo all'invidia di Babol per averlo visto alla presenza di Ari Aster (che con il film succesivo, "Beau ha paura", si è superato: per quanto estremo e respingente, per me al momento è il film dell'anno!)
RispondiEliminaBeau ha paura non ho ancora avuto il coraggio di vederlo!!
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