Luca Immesi è un regista e sceneggiatore italiano che, dopo un esordio nella fiction cinematografica, negli ultimi anni si sta sempre più spostando sul documentario. Per la realizzazione di Think poetic - come ci dice lui stesso nell'intervista al termine del film - ha seguito per quasi tre anni gli street artists che compongono il duo Qwerty, operativo sul territorio romano, e che - come altri nell'ambiente - ha scelto la strada dell'anonimato.
Si tratta di artisti che provengono dal mondo delle gallerie e dell'arte "ufficiale" e che a un certo punto hanno deciso di spostarsi sulla scena underground, per veicolare liberamente i propri contenuti e per esprimersi anche indipendentemente dal pubblico.
Non a caso Qwerty fa parte di quel gruppo di street artists - nel film compare anche e viene intervistato Pino Volpino - che, oltre ad agire nei vari quartieri di Roma soprattutto con poster e adesivi, cercano edifici abbandonati nel territorio romano, anche periferico, che diventano veri e propri quartier generali in cui colonizzare pareti e spazi con i propri disegni, nella consapevolezza che questi potrebbero non essere visti dal vivo da nessun altro che non siano gli street artists che frequentano gli stessi posti.
Personalmente non conoscevo il duo Qwerty, però finalmente ho capito la provenienza di molte opere di street art che incrocio spesso nelle strade romane e ho finalmente compreso chi c'è dietro le numerose poetic areas che si incontrano per Roma. Inoltre, ho scoperto Pino Volpino, un personaggio davvero particolare, i cui disegni con protagonisti gli animali da fattoria - spesso con espressioni sorprese e destabilizzate - sono davvero buffi e interessanti.
Soprattutto, però, il film mi ha dato modo di "entrare" visivamente nel mondo di alcuni edifici romani di archeologia industriale o di altro tipo, ora abbandonati, che dal mio punto di vista sono affascinanti e inquietanti allo stesso tempo, e che - se non fossi così paurosa - mi piacerebbe esplorare, anche a partire dal bel lavoro di ricognizione del sito Lost memories, che ho scoperto proprio facendo ricerche a seguito della visione del film.
Voto: 3/5
Bellissimo! Adoro questi racconti, queste testimonianze, grazie 😉
RispondiEliminaGrazie a te!
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