Giacomo Abbruzzese è un cineasta di Taranto, classe 1983, che - dopo essersi fatto notare con alcuni cortometraggi e mediometraggi - esordisce nel lungometraggio con questa pellicola, Disco boy, vincitrice dell'Orso d'argento a Berlino per la fotografia (più esattamente per il miglior contributo artistico) di Hèléne Louvart.
Per questo suo esordio sul grande schermo Abbruzzese si circonda di maestranze e attori di provenienza internazionale e sceglie un tema che tutto è fuorché provinciale, dimostrando di essere in grado di pensare al di fuori degli schemi e di voler affrontare questioni importanti, pur guardandoli da un punto di vista fortemente intimista. E probabilmente proprio in questo mix tra storie individuali ed equilibri geopolitici globali sta la forza di questo film davvero originale.
Il protagonista è Aleksei (Franz Rogowski, già splendido interprete di Great freedom), un giovane bielorusso che, insieme all'amico Mikhail, parte con un pullman di tifosi verso la Polonia con l'intento in realtà di far perdere le proprie tracce e raggiungere la Francia, la destinazione dei loro sogni. Durante l'attraversamento della frontiera però Mikhail muore e Aleksei decide di arruolarsi nella Legione straniera, il metodo più sicuro e veloce per ottenere una nuova identità e un passaporto francese. Nella sua prima missione Aleksei viene inviato sul delta del Niger dove un commando, capeggiato da Jomo (Morr N'Diaye), mette in atto una sorta di guerriglia per opporsi allo sfruttamento del territorio da parte delle potenze occidentali e nell'ambito di una di queste azioni ha preso in ostaggio dei francesi. In uno scontro con il commando, Aleksei uccide Jomo, ma da quel momento lo sguardo del giovane e quello della sorella Udoka (Laetitia Ky, che scopro essere una "scultrice" dei suoi capelli), nonché le immagini del loro villaggio in fiamme non smetteranno di perseguitarlo, fino a portarlo a una importante decisione.
Il film di Abbruzzese parla di sogni, di identità e di senso di appartenenza. Jomo è fortemente legato alla sua terra e alla sua cultura e per questo le difende con tutti i mezzi, ma ama anche moltissimo il ballo e in una vita diversa avrebbe voluto essere un "disco boy"; Udoka, pur essendo profondamente legata a suo fratello e condividendone cultura e propensioni, vorrebbe però andare via e cercare un'altra vita; Aleksei ha tagliato i ponti con le sue radici e si avvia a un cambiamento di identità, che però richiede un processo di rinnegamento di sé e dei propri valori. Jomo è l'alter ego di Aleksei e forse per questo il suo fantasma finirà per perseguitarlo fino a una sorta di identificazione con lui e al ricongiungimento con Udoka proprio in un ballo sul palco di una discoteca, che costituirà la premessa di un ripensamento e di un cambiamento di vita.
Un film ambizioso e intenso, a tratti originalissimo (vedi lo scontro notturno tra Aleksei e Jomo visualizzato dallo spettatore come attraverso un visore a infrarossi, ovvero i cambi di scena realizzati mediante una scena nera su cui si accendono molte minuscole luci), da cui si esce sicuramente colpiti e certamente ammirati.
Voto: 3,5/5
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