Morbide guance / Natsuo Kirino; trad. di Antonietta Pastore. Vicenza: Neri Pozza, 2004.La scorsa estate, dopo l'ondata emotiva dovuta alla lettura di Americanah, ho deciso di spostarmi su un terreno di minore impatto emotivo e più adatto alla leggerezza (o presunta tale) della stagione, ossia il giallo.
Natsuo Kirino è diventata un nome noto ai lettori italiani dopo la pubblicazione del libro Le quattro casalinghe di Tokyo (che io però non ho letto), il cui successo ha convinto l'editore Neri Pozza a tradurre e dare alle stampe altri suoi lavori tra cui Morbide guance.
Il romanzo racconta la storia di Kasumi, una donna che a 18 anni è fuggita dalla sua casa di origine in un piccolo paese dell'Hokkaido per trasferirsi a Tokyo e cercare una nuova vita, lasciandosi alle spalle i propri genitori ignari di tutto. A Tokyo Kasumi a poco a poco si costruisce una vita, sposandosi infine con un tipografo, Michihiro, da cui ha due figlie. Morbide guance inizia però molto più avanti, nel bel mezzo della storia di passione travolgente che Kasumi sta vivendo con Ishiyama, un imprenditore con cui suo marito ha dei contatti di lavoro. Kasumi e Ishiyama progettano di abbandonare le loro famiglie per stare insieme, ma durante una breve vacanza in una casa che Ishiyama ha comprato proprio in Hokkaido e dove le loro due famiglie si trovano insieme, la figlia maggiore di Kasumi, Yuka, sparisce senza lasciare tracce.
Questo evento cambia completamente il corso degli eventi, e tutti coloro che in qualche modo ne sono stati investiti ne pagano più o meno dolorosamente le conseguenze. Kasumi in particolare non si dà pace e dopo quattro anni di ricerche vane continua a sperare di ritrovare sua figlia, a dispetto di tutte le apparenze, fondamentalmente perché non è venuta a patti con il suo senso di colpa. Nelle sue ultime ricerche sarà l'ex poliziotto Utsumi, che sa distare per morire a causa di un cancro allo stadio terminale, ad aiutarla nelle indagini e a provare con lei a comprendere la verità.
Il libro di Natsuo Kirino utilizza - come spesso accade nel genere giallo - l'espediente del caso di cronaca e delle indagini finalizzate a risolverlo come uno strumento per approfondire la psicologia dei protagonisti e le caratteristiche della società giapponese. Diversi flashback nella narrazione permettono di comprendere meglio le storie individuali e i punti di vista dei singoli personaggi, nonché di ricostruire i passaggi e le vicende che hanno portato ciascuno di loro al punto in cui lo incontriamo. Nonostante alcuni aspetti della narrazione risultino un pochino forzati (per esempio la comparsa in campo - quasi dal nulla - di Utsumi) e un'abitudine tutta giapponese a fornire solo delle parziali spiegazioni al mistero senza sciogliere completamente l'incertezza e il bisogno di sapere del lettore, il giallo appare ben scritto e appassionante, e riesce a gettare luce su molti aspetti della società giapponese, che in parte riconosciamo come vicini al nostro modo di sentire e al mondo che noi conosciamo, mentre in parte ci risultano estranei o comunque distanti dalla nostra esperienza. Dentro Morbide guance è sicuramente centrale il senso di colpa e la necessità di riscattarlo (vale per Kasumi, ma anche per Utsumi), ma si riconoscono molti altri spunti di riflessione: la spinta della società giapponese a preservare le apparenze, l'ipocrisia di un mondo che sa tutto ma fa finta di non sapere, l'ambizione professionale senza freni, la superficialità dei sentimenti, la contrapposizione tra uno strenuo moralismo e lo sdoganamento di ogni forma di perversione individuale, la distanza tra centro e periferia, così come tra città e piccoli paesi, il peso dei soldi, le piaghe sociali e molto altro.
Ne viene fuori un quadro fosco e pochissimo conciliante, a tratti quasi angosciante, in cui però si partecipa dei sentimenti potenti e contraddittori che animano protagonisti e comprimari, i quali - tutti - risultano vividi e interessanti agli occhi del lettore.
Voto: 3,5/5
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