Sono andata a vedere questo spettacolo all’India perché la mia amica V. mi aveva parlato molto bene di RYF, la musicista Francesca Morello, che è una delle protagoniste di Tutto brucia, in quanto compositrice delle musiche ed esecutrice delle stesse dal vivo sul palco.
Lo spettacolo è liberamente ispirato alla tragedia greca di Euripide, le Troiane, che non molto tempo fa avevo visto in un allestimento abbastanza classico con l’interpretazione di Elisabetta Pozzi. Avevo dunque abbastanza presente la storia narrata da Euripide, ossia la caduta di Troia dopo una lunga guerra e la disperazione delle donne della città che sono circondate da distruzione e morte e saranno date come schiave ai vincitori.
In questo caso, la scelta della compagnia Motus (di cui non sapevo la lunga e affascinante storia, che vi invito a recuperare) è quella di affidare la narrazione a musica, scenografia e coreografie, riducendo al minimo le parole pronunciate dalle interpreti Silvia Calderoni e Stefania Tansini.
L’intento è quello di rappresentare una situazione quasi post apocalittica (una delle prime scene fa pensare alla sequenza delle scimmie in 2001 Odissea nello spazio). In questo palco buio, disseminato di carcasse e macerie, si aggirano come spettri due personaggi abbrutiti, impegnati in una specie di lotta per la sopravvivenza, attraversati da ondate di dolore incontenibile che si esprime primariamente in suoni e movimenti del corpo e che sono sottolineate e rafforzate dalle musiche e dalle parole quasi ipnotiche delle canzoni di RYF.
Ne viene fuori uno spettacolo che gioca soprattutto sull’impatto emotivo, facendo appello non tanto alla comprensione razionale, bensì alla visceralità delle sensazioni.
Il fatto è che io – pur apprezzando moltissimo le invenzioni scenografiche e coreografiche dello spettacolo e le musiche di RYF – sono un po’ resistente al lasciarmi andare senza razionalizzare, e dunque paradossalmente questo tipo di spettacolo mi suscita in parte l’effetto opposto a quello che vorrebbe, ossia mi crea una distanza e un senso di straniamento che accentuano la sensazione della finzione scenica.
Ma questo è un problema certamente mio, che nulla toglie alle scelte della compagnia e all’originalità dello spettacolo.
Voto: 3/5
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