L'importanza di chiamarlo fumetto / Bastien Vivès. Milano: Bao publishing, 2014.
Negli anni tra il 2014 e il 2016 la casa editrice italiana Bao publishing ha pubblicato una serie di albi contenenti le storie brevi disegnate da Bastien Vivès che erano uscite inizialmente sul suo blog.
Dopo Questioni di cuore (dedicato al tema dell'amore e dei sentimenti) e Family business (sull'inesauribile fonte di storie che è la famiglia), ho letto questo albo che è forse, tra i tre, quello che riguarda più da vicino l'autore, dal momento che ruota intorno al mondo del fumetto e dei fumettisti.
L'importanza di chiamarlo fumetto condivide con gli altri albi due caratteristiche: una formale, ossia la realizzazione di storie molto brevi, spesso basate sulla ripetizione dello stesso disegno mentre cambia la parte testuale, che è quella che determina la vera evoluzione narrativa; una sostanziale, ossia l'utilizzo di un tono ironico che sconfina spesso nel cinico e nel sarcastico.
In questo caso specifico, l'ironia talvolta feroce è rivolta nei confronti non solo dei fumettisti e del loro pubblico, ma anche e soprattutto nei confronti di sé stesso. Bastien Vivès si autorappresenta come un autore egocentrico e dispotico, incline a reazioni un po' sopra le righe di fronte a richieste e osservazioni da lui non condivise. In generale, il fumettista francese si prende molto in giro e forse in questo modo prende in giro indirettamente tutti coloro che nel mondo del fumetto - ma forse il discorso può valere ugualmente per altri contesti - si prendono molto sul serio o credono di essere al centro dell'universo, pur appartenendo a una nicchia tutto sommato piccola e con un impatto limitato.
Si ride molto, come sempre in questi albi, ma io ho anche sofferto molto soprattutto di fronte alla rappresentazione di sé che l'autore ci propone, legata come sono all'immagine di un ragazzone timido, introverso e sensibile, da cui non ti aspetti certe forme di ferocia e di cinismo.
La verità - e forse questo è quanto Vivès vuole comunicarci - è che bisogna smetterla di pretendere di conoscere gli autori delle storie solo perché ne siamo lettori, cosa che nel caso dei fumetti succede in modo particolare per la matrice spesso autobiografica che hanno, e rassegnarsi ad amare il prodotto senza idealizzare il realizzatore.
Voto: 3,5/5
Sono al Torino Film Festival e il film Falcon Lake tratto dal fumetto di Bastien Vivès in concorso, rischia persino di vincere. Bello, delicato e poetico per la regia di Charlotte Le Bon al suo esordio registico 👍
RispondiEliminaInteressante!!! Non ne sapevo nulla! Ora cerco informazioni. E spero di poterlo vedere! Grazie
RispondiEliminaOggi pomeriggio verranno comunicati i vincitori, io sto tornando....😪
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