L'ultimo film di Roberto Andò si situa al punto di confluenza tra una vicenda reale e un racconto di fantasia, e in questo punto di incontro riesce a dare vivacità ai dati reali e a rendere credibile la finzione.
La stranezza racconta del viaggio di Luigi Pirandello (interpretato da Toni Servillo) a Girgenti in occasione degli ottant'anni di Giovanni Verga, viaggio che avviene mentre lo scrittore attraversa un blocco creativo relativamente alla scrittura di Sei personaggi in cerca d'autore. E fin qui la storia vera.
Nella finzione del film di Andò, quando arriva nel suo paese natale Pirandello scopre che la sua balia è appena morta e dunque decide di occuparsi dei funerali: conosce così Sebastiano Vella (Valentino Picone) e Onofrio Principato (Salvatore Ficarra), titolari dell'agenzia di pompe funebri locale, ma anche appassionati di teatro, in procinto di mettere in scena il loro ultimo lavoro, con la partecipazione di molti abitanti del paese. È proprio osservando il rispecchiamento e gli intrecci multipli che si realizzano tra il microcosmo umano di Girgenti e la rappresentazione teatrale di Vella e Principato che Pirandello troverà una chiave di scrittura dell'opera che sta intessendo e che porterà in scena a Roma al Teatro Valle il 9 maggio del 1921.
Il film di Andò è una ricostruzione attenta e raffinata - a tratti persino calligrafica - della Girgenti dell'epoca. Gli attori sono tutti ben diretti, con un Servillo controllatissimo e Ficarra e Picone azzeccatissimi nel ruolo a loro assegnato, che oscilla tra il malinconico e il grottesco (e che a me personalmente ha ricordato alcune interpretazioni di Franco e Ciccio).
Il risultato è un film certamente ben fatto e gradevole alla visione, sebbene a me personalmente non abbia comunicato moltissimo, foss'anche solo a livello emotivo, se non vogliamo scomodare il piano intellettuale.
Alla maggior parte delle persone che conosco è piaciuto, quindi non so se a me è sfuggito qualcosa oppure semplicemente si tratta di un tipo di film che mi lascia tendenzialmente indifferente, perché alla fine dei conti lo percepisco talmente attento al piano formale da risultare artefatto e forse inutilmente concettuale.
Voto: 3/5
E' un film di forte impatto teatrale, che magari non coinvolge lo spettatore a livello emotivo ma lo ripaga con un'ottima sceneggiatura e una direzione d'attori all'altezza: Servillo è sempre una garanzia ma la vera sorpresa sono Ficarra e Picone, davvero molto bravi. Non ti "entrerà dentro" e forse non ci rimarrà, ma per due ore si assiste a un vero gioiellino, un giocattolino perfettamente oliato che funziona a meraviglia.
RispondiEliminaNon lo so, a me è sembrato un esercizio di stile, molto ben fatto, ma pur sempre un esercizio di stile, destinato in poco tempo a essere dimenticato. Ma forse mi sbaglio.
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