Sono uscita dal cinema commossa e sollevata, e penso fosse questo l'intento di Giulia Louise Steigerwalt, qui alla sua opera prima in veste di regista, lei che si è già fatta conoscere e apprezzare come attrice.
Settembre (prodotto da Matteo Rovere) racconta un momento delicato della vita di alcune persone, che per una serie di motivi sono collegate le une alle altre. Francesca (Barbara Ronchi) non trova più alcun motivo di felicità nel suo matrimonio con Alberto, e l'unico suo supporto è la sua amica Debora (Thony), a sua volta con un matrimonio in crisi a causa dei tradimenti del marito.
Sergio (Luca Nozzoli), che è il figlio di Francesca, sta combinando l'incontro tra una sua compagna di classe, Maria (Margherita Rebeggiani) e Christian, e si offre di darle lezioni di sesso.
Guglielmo (Fabrizio Bentivoglio) vive da solo e trascorre le sue giornate tra il lavoro di medico, i videogiochi, delle tristi cene e delle uscite serali per incontrare una giovane prostituta, Ana (Tesa Litvan). Quest'ultima sogna di fare l'estetista e nel panificio dove va ogni giorno viene notata da Matteo (Enrico Borello), che si innamora di lei.
Tutte queste vite si trovano a un bivio, oppure si sono impantanate in una melma dalla quale fanno fatica a tirarsi fuori. Eventi imprevisti e imprevedibili offrono a ciascuno di loro l'occasione per interrompere l'inerzia e scegliere di cambiare ciò che non funziona, o quantomeno provarci.
È chiaro che quella di Giulia Steigerwald è una commedia che punta al lieto fine, a costo di semplificare alcune complessità, ma la freschezza dello sguardo della regista, una sceneggiatura e una recitazione che favoriscono l'empatia nei confronti dei personaggi, e il bisogno che tanto ci appartiene come esseri umani (e in questo momento ancora di più) di sperare sempre nel meglio fanno sì che la visione del film funga da vero e proprio balsamo per i nostri cuori sofferenti.
Settembre è un film delizioso, con un tocco leggero e divertito, senza essere stupido e superficiale, qualità che ne fanno quasi una rarità nel panorama cinematografico italiano contemporaneo.
La Steigerwalt non pretende di insegnarci nulla, né di dire grandi verità, ma guarda e ci fa guardare ai suoi personaggi - e di fatto anche a noi stessi - con un affetto sincero e compassionevole. Perché tutti ci impantaniamo a volte nelle nostre rigidità e tristezze, e non abbiamo il coraggio di guardarci in faccia e assumerci la responsabilità di un cambiamento, che inevitabilmente è sempre faticoso e comporta dei rischi. L'alternativa però è rimanere fermi e piangerci addosso.
Voto: 4/5
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