Corpi minori / Jonathan Bazzi. Milano: Mondadori, 2022.
Dopo l’acclamatissimo Febbre, opera prima arrivata finalista nella cinquina del Premio Strega (e che io pure ho molto apprezzato) tutti aspettavano Jonathan Bazzi alla seconda, difficilissima, prova, quella in cui molti scrittori che fanno centro al primo colpo falliscono, essendosi giocati tutte le cartucce creative alla prima prova.
Ebbene, secondo il mio modesto punto di vista, Bazzi riesce non solo a superare brillantemente questa seconda prova, ma ne esce vieppiù rafforzato come scrittore, consolidando il suo stile e le sue peculiari scelte narrative, molto radicate nell’autobiografia.
In un certo senso questo secondo romanzo di Bazzi, Corpi minori, è una sorta di romanzo di formazione che racconta della crescita personale e affettiva del protagonista, dopo l’abbandono della casa di famiglia a Rozzano e il trasferimento a Milano per studiare e trovare un posto nel mondo.
L’io narrante ci si presenta come un giovane gay con mille sogni e aspirazioni, ma incapace di portare avanti un progetto in maniera continuativa, attirato da mille ipotesi alternative e altrettante presunte opportunità.
Questo approccio vitale e al contempo confuso alla vita e al futuro riguarda le scelte di realizzazione personale (lo studio, il lavoro, gli interessi), ma anche e soprattutto quelle affettive, spesso dettate dall’opportunismo e da un’unica incrollabile certezza e desiderio: non fare mai più ritorno a Rozzano.
Il ritratto che lo scrittore fa di sé stesso è impietoso e drammaticamente sincero: meschinità, piccolezze, pensieri abietti e piccoli e grandi sotterfugi non vengono in alcun modo taciuti, componendo l’immagine di un protagonista immaturo, narcisista e vacuo nella sua progettualità, qualcuno che un po’ disprezziamo ma con cui empatizziamo, perché nessuno di noi può dirsi estraneo ad alcuni dei suoi pensieri e sentimenti, anche quelli di basso profilo.
Nella seconda parte del racconto, dopo la fine della storia con Pietro e l’incontro con Marius, il giovane di cui il protagonista si innamora e con cui ben presto va a convivere, si conferma l’immaturità dell’io narrante nell’approccio ai sentimenti, anche quando questi sono reali e intensi, e non simulati come nel caso della storia precedente.
Il protagonista è vittima – come tutti, gay o etero non fa differenza – di un ideale di amore romantico e assoluto che si traduce in una forma di simbiosi e di mantenimento dell’asticella emotiva su livelli altissimi. Di fronte ai dubbi – che nel caso del protagonista sono tra l’altro connaturati al suo stesso modo di essere su tutti i fronti dell’esistenza – sembra inevitabile il senso di fallimento e la necessità di cambiare e ricominciare, per tornare alla purezza del sentimento, secondo una forma di coazione a ripetere che caratterizza moltissime persone delle ultime generazioni.
Saranno in questo caso l’inerzia e una forma di pavidità a impedire al protagonista di prendere una decisione, a costringerlo - di fronte alle contingenze - ad assumersi delle responsabilità non solo nei confronti di sé stesso ma anche dell’altro, e infine a comprendere che una relazione non dura naturalmente e non rimane sempre uguale a sé stessa, ma fa i conti con l’inevitabile processo di normalizzazione e dunque di ridimensionamento dell’entusiasmo dei primi tempi.
Non si tratta evidentemente di nulla di particolarmente nuovo e originale, ma è così che appare nel momento in cui la storia narrata è profondamente radicata nella contemporaneità di una società dell’apparire social, che lo scrittore esplicita senza giudicare, e nell’universo specifico della cultura gay, rispetto alla quale Bazzi rifugge da una rappresentazione edulcorata e conciliante, a uso e consumo del perbenismo sociale.
Bazzi racconta le sozzure e le bellezze della vita, senza mai preoccuparsi di intaccare l’immagine precostituita e conciliante di sé stesso e del mondo che lo circonda.
La scrittura di Bazzi è fluida e accattivante, a tratti perfida e affilata, altre volte fragile e insicura, esattamente come il suo protagonista inizialmente intriso di una filosofia di vita volta alla ricerca della purezza attraverso la pratica dello yoga e il veganesimo, ma poi costretto a fare i conti con l’inevitabile e vitale impurità della propria e altrui esistenza.
Voto: 3,5/5
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!