Nel 2012 Marco Simon Puccioni aveva iniziato un progetto cinematografico dedicato alle famiglie arcobaleno, e dopo un primo documentario, Prima di tutto, in cui lo sguardo era rivolto non solo alla propria famiglia ma anche alle esperienze di molte altre famiglie formate da coppie dello stesso sesso con figli, nel secondo, Tuttinsieme, aveva scelto una strada molto più personale, raccontando la storia della nascita e dei primi anni di vita dei figli, Denis e David, nati grazie alla gestazione per altri (GPA) di una donna americana.
Non so se questo nuovo film, Il filo invisibile, si possa considerare il terzo capitolo di questo progetto. Certo è che il tema resta lo stesso, solo che il regista sceglie di spostarsi dal piano del documentario a quello della fiction, e per l’esattezza sceglie il linguaggio della commedia.
Simone (Francesco Scianna) e Paolo (Filippo Timi) sono sposati ormai da parecchi anni, e hanno un figlio di 16 anni, Leone (Francesco Gheghi), nato da una donna americana con una GPA. Leone sta realizzando un documentario sulla propria famiglia e su tutte le battaglie che ha dovuto combattere nel corso del tempo.
Mentre Leone si innamora di Giulia e vive i primi turbamenti dell’amore e le difficoltà dell’adolescenza, la sua famiglia subisce un vero e proprio terremoto nel momento in cui Paolo scopre che Simone lo tradisce da due anni con un altro uomo.
Tra gag tipiche di questo meccanismo narrativo, ma virate in chiave “famiglia arcobaleno”, il film scivola via divertente e intelligente, mentre fa emergere e rovescia i classici stereotipi sull’omosessualità e le coppie omosessuali, oltre a dimostrare con i fatti che questa famiglia, da molti considerata diversa, è in realtà una famiglia con le stesse dinamiche e problematiche di tutte le altre, e a cui in qualche modo si applicano le stesse regole e gli stessi parametri.
La sceneggiatura è brillante, gli attori particolarmente credibili nei loro ruoli e capaci di mantenersi mirabilmente in bilico tra il registro comico e quello drammatico, perché in un rapporto di coppia che finisce e in un ragazzo che diventa adulto c’è sempre qualcosa di doloroso e di drammatico che, attraverso una transizione, porta alfine a un nuovo equilibrio.
Nel film sono molti i temi spinosi che vengono affrontati con naturalezza ed equilibrio, e Marco Simon Puccioni dimostra da questo punto di vista una grande sensibilità e misura. Forse non sarà il film migliore della sua vita, ma a me pare che raggiunga il suo obiettivo con efficacia e maestria.
Il valore aggiunto è la possibilità per me di vedere il film al cinema Troisi alla presenza del regista, degli attori e della produttrice Valeria Golino, e di partecipare al dibattito che ne segue.
Voto: 3,5/5
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