Dove c'è lo zampino di Arturo Cirillo si va a teatro a scatola chiusa. In questo caso, la scatola non è nemmeno davvero chiusa visto che Cirillo in questo caso si cimenta nella regia dell'adattamento teatrale (a cura di Antonio Piccolo) del classicone di Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio, oggetto di millemila adattamenti e rivisitazioni.
Io ovviamente, pur avendo letto a suo tempo il libro e avendone visti diversi adattamenti, non ricordo praticamente nulla della storia, e così quando arrivo a teatro mi faccio fare un breve riassuntino da F. che invece non solo si ricorda tutto perfettamente ma ha anche studiato.
Dunque, per chi fosse piuttosto smemorat* come me, in Orgoglio e pregiudizio protagonista è la famiglia Bennet, padre, madre e cinque figlie. Tra queste nel cuore del racconto ci sono Jane ed Elizabeth, che sono le uniche che Piccolo e Cirillo portano in scena. Le due ragazze sono in età da marito, ma la loro famiglia di origine non è particolarmente facoltosa né socialmente elevata, quindi la madre in particolare è molto preoccupata di garantirne un buon accasamento. Quando mister Bingley, un giovane celibe e facoltoso, diventa loro vicino di casa le speranza della signora Bennet si accendono, anche perché Bingley organizza un ballo in cui sono invitate anche le figlie dei Bennet e dove c'è anche un amico di Bingley, Fitzwilliam Darcy.
Da qui seguono schermaglie verbali e amorose, sottotrame, momenti divertiti e divertenti, e altri malinconici e drammatici, fino allo scioglimento finale e al lieto fine.
Lo spettacolo di Cirillo punta molto sulla coralità della rappresentazione, sottolineata anche da una scenografia fatta di quattro grandi specchi che moltiplicano le persone in scena, nascondono e rivelano, e creano l'illusione di ambienti interni ed esterni. La compagnia è fatta di 8 persone, due delle quali - lo stesso Cirillo e Giulia Trippetta - interpretano due personaggi. In particolare Cirillo si riserva il personaggio di Bennet padre e quello della zia di Darcy, Lady Catherine De Bourgh, personaggio nel quale può esprimere tutta la sua verve istrionica.
Non manca nemmeno il commento musicale, fatta in particolare di alcune canzoni recuperate nel repertorio ottocentesco e cantate dal vivo da alcuni personaggi.
Diciamo che se Orgoglio e pregiudizio fosse nato come un'operetta, probabilmente sarebbe lo spettacolo di Cirillo, che calca parecchio sul tasto della satira e degli aspetti comici o comunque divertenti già presenti nel romanzo della Austen. La critica parla di una rilettura del romanzo in chiave vaudeville, che probabilmente ha un senso ed è coerente con alcuni stilemi della Austen, ma dal mio punto di vista svuota un po' il cuore malinconico della scrittrice inglese, che probabilmente è anche l'aspetto che mi appartiene di più.
In ogni caso, la scelta di "leggerezza" e ironia non è sfacciata e, nonostante diversi personaggi risultino a tratti un po' sopra le righe, lo spettacolo riesce a mantenersi abbastanza in equilibrio e a non rinunciare a momenti emotivamente più intensi, soprattutto quando in scena compare Elizabeth. Va detto che purtroppo la scelta di improntare lo spettacolo a un tono tendenzialmente leggero e divertito rende difficili questi cambi di registro, e nonostante gli sforzi degli attori, talvolta il pubblico ride quando invece dovrebbe commuoversi o addolorarsi.
Leggo lodi sperticate dello spettacolo da parte della critica, e certamente io non sono nessuno per avanzare alcuna ipotesi alternativa, però personalmente lo spettacolo non mi ha del tutto conquistata e preferisco un Cirillo in cui vena istrionica e malinconica si fondono in maniera più indistinguibile.
Voto: 3/5
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