Scopro quasi per caso, grazie a un post su Facebook (unico motivo per cui vale ancora la pena stare sui social), che al Teatro Belli (dove non sono mai stata) è in corso una rassegna teatrale, Trend, dedicata al teatro britannico contemporaneo, e nell'ambito di questa rassegna è prevista la rappresentazione di Playing sandwiches (tradotto in italiano con Il gioco del panino), un monologo della serie Talking heads di Alan Bennett e qui recitato e diretto da Arturo Cirillo.
Si sa che sono una fan di Cirillo, e dunque non mi lascio sfuggire l'occasione di vederlo ancora una volta a teatro.
La storia è quella di Wilfred Paterson, un uomo che lavora come pulitore e manutentore in un parco della città. All'apparenza un uomo comune che si divide tra la vita familiare (ha una moglie, ma non figli, e parenti di vario genere) e la vita lavorativa (ha un supervisore da cui viene spesso ripreso, un capo che gli solleva problemi burocratici, dei colleghi con cui va più o meno d'accordo).
Nella prima scena lo vediamo vestito in abiti da lavoro, poi il monologo viene scandito dai cambi di abito, accompagnati dalla musica e dai cori musicali di Benjamin Britten. Wilfred ci racconta aneddoti ed episodi della sua vita, a prima vista ordinari, talvolta divertenti, altre volte più drammatici. Sebbene la parola infamante non venga mai pronunciata, a poco a poco la scomoda verità dell'esistenza dell'uomo trapela: Wilfred è irrimediabilmente attratto dai bambini, e proprio per questo motivo è già stato in carcere.
Pur essendo tornato a una vita normale ed essendo impegnato a tenersi lontano dalle situazioni a rischio, la possibilità di cadere in tentazione è sempre dietro l'angolo e fatalmente Wilfred ne è ancora vittima.
Il monologo di Bennett prende il titolo dal considdetto "gioco del panino" (in inglese "playing sandwiches") che è quello che si fa in due o più persone, poggiando le mani le une sulle altre, sfilandole alternativamente e riportandole sopra, gioco che Wilfred fa con la bambina che innescherà la sua nuova caduta.
Nel testo di Bennett - come è stato fatto notare - non c'è né giudizio né assoluzione, bensì il racconto fortemente umanistico della vita di una persona. L'interpretazione di Arturo Cirillo è perfettamente in linea con questa interpretazione: Cirillo ci propone un Wilfred un po' dimesso, e al contempo in lotta con sé stesso e con il mondo, un uomo dalle mille sfumature che però sembra non avere scampo rispetto alla propria natura e al proprio destino.
Voto: 3,5/5
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