Nel weekend del G20 a Roma, con mezza città bloccata e uno spettacolo teatrale annullato praticamente senza preavviso, io, S. e F. arrivate in centro dopo un po' di traversie decidiamo che questo pomeriggio va comunque messo a frutto. Così, dopo una rapida scorsa alla programmazione cinematografica, decidiamo di andare a vedere un film che avevo adocchiato già alla festa del cinema (dove ha vinto la rassegna Alice nella città) e che nel frattempo è uscito in sala.
Si tratta di Petite maman, il ritorno in sala di Céline Sciamma dopo il successo de Il ritratto della giovane in fiamme. Si tratta di un film piccolo da tanti punti di vista: dura poco più di 70 minuti, è un film girato quasi interamente in una casa e nel bosco circostante, è realizzato con pochi mezzi e pochissimi attori. Eppure, molti - forse anche a dispetto della sua 'piccolezza' - ne hanno riconosciuto le grandi qualità.
Preliminarmente credo sia utile suggerire di vederlo in lingua originale: se già in generale vedere film doppiati a me risulta sempre più innaturale, nel caso di film recitati primariamente da bambini il doppiaggio risulta ancora meno accettabile. Io purtroppo l'ho visto in italiano, e credo che il doppiaggio abbia contribuito inevitabilmente a creare un po' di distanza rispetto al film, rendendo la conversazione molto più legnosa di quanto non sarebbe stata in lingua originale.
La storia è quella di Nelly (Joséphine Sanz), una bimba di nove anni che dopo la morte della nonna va, insieme ai genitori, nella casa nel bosco dove sua madre era cresciuta e dove era vissuta la nonna prima di andare nella casa di riposo. La permanenza in questa casa è finalizzata a svuotarla al fine probabilmente di venderla.
Durante questi giorni Nelly prende contatto con il mondo infantile di sua madre e, dopo che quest'ultima parte all'improvviso, la bambina incontra nel bosco un'altra bimba, Marion (Gabrielle Sanz), che presto scopre essere proprio sua madre da piccola.
In questo cortocircuito temporale - che però viene presentato come quasi del tutto naturale anche perché inserito nel mondo pieno di fantasie tipico dei bambini - le due bambine (quasi indistinguibili) condividono giochi, pensieri, attività, paure, spensieratezza e preoccupazioni, fino a quando ognuna ritorna "al proprio mondo" con una ricchezza in più.
La Sciamma non punta a rivelare grandi verità o particolari significati nascosti: si "limita" invece a mettersi ad altezza di bambino (cosa che le riesce benissimo) e a provare a guardare il mondo degli adulti dal loro peculiare punto di vista. Ne viene fuori un'atmosfera un po' misteriosa e un po' buffa che è quella nella quale i bambini sembrano immersi per il fatto di non avere tutti gli elementi di comprensione della realtà circostante, ma anche quel modo incredibilmente creativo con cui essi interpretano la complessità e si danno delle spiegazioni. Incontrare la propria madre bambina e riconoscere in essa una vicinanza inattesa diventa un modo non previsto, ma necessario - soprattutto in un momento di passaggio com'è quello della morte della nonna - per comprenderla ed esserle più vicina quando la distanza di età verrà ripristinata.
Voto: 3,5/5
Un gioiellino di appena 70 minuti, girato con qualche spicciolo, eppure uno dei film più toccanti di questa prima parte di stagione, capace di stimolare riflessioni enormi. Mi è piaciuto tantissimo.
RispondiEliminaSapevo che tu avresti apprezzato!
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