La casa sul lago / David James Poissant; trad. di Gioia Guerzoni. Milano: Enne Enne editore, 2020.
La famiglia Starling si ritrova per un weekend nella casa sul lago che tanti anni prima Richard e Lisa hanno comprato e in cui loro e i due figli, Michael e Thad, hanno trascorso molte estati.
Ora i quattro, insieme a Diane, la moglie di Michael, e a Jack, il compagno di Thad, si ritrovano qui prima che la casa venga venduta e Richard e Lisa, una volta in pensione, si trasferiscano in Florida.
Il weekend, gravato da questa prospettiva, inizia con un evento tragico: durante una gita sul lago, il figlio piccolo di una coppia su un’altra barca cade in acqua e, nonostante il tentativo di Michael di salvarlo tuffandosi, muore.
Questo evento innesca una sorta di reazione a catena mettendo ciascun membro della famiglia di fronte ai propri demoni e fantasmi, e rivelando i segreti sottaciuti e le dinamiche irrisolte che attraversano questo nucleo familiare.
Poissant, spostando l’attenzione di volta in volta su ciascuno dei protagonisti, ci permette di conoscere i pensieri di ognuno e il suo specifico punto di vista sugli eventi, portando alla luce piccoli e grandi segreti che non sono stati condivisi con gli altri membri della famiglia.
Ne viene fuori il ritratto di una famiglia disfunzionale che sulle prime non appare diversa da tutte le altre famiglie disfunzionali raccontate dalla letteratura, soprattutto quella americana.
È per questo motivo che per tutta la prima metà del libro un sotterraneo senso di fastidio mi attraversa e non posso fare a meno di pensare che non ne posso più di queste storie di famiglie disfunzionali, in cui ciascuno cova un rancore nei confronti degli altri.
Poi, man mano che le pagine scorrono, i personaggi che inizialmente appaiono monodimensionali (Richard e Lisa si portano dentro il dolore inestinguibile della perdita di una figlia morta a un mese in culla, e il loro rapporto pur solido è minato da un tradimento di lui; Michael è un uomo frustrato dal suo lavoro e che non vuole affrontare la paternità che lo attende perché sua moglie è incinta e vuole tenere il figlio; Thad è uno scrittore di scarso successo e ha accettato un rapporto aperto con Jack, un artista egocentrico e incapace di un rapporto monogamico) cominciano ad acquisire sfumature sempre nuove, cosicché la gamma emotiva si amplia e diventa via via più coinvolgente.
È come se questo ultimo weekend al lago e l’annegamento del bambino funzionassero come miccia capace di far deflagrare tutti gli equilibri patologici che governano le vite di queste persone e aprissero la strada verso sviluppi imprevedibili, che potrebbero mandare tutto in cenere oppure creare nuove possibilità nel momento in cui ognuno si mette a nudo di fronte agli altri.
La lettura parallelamente cresce di intensità raggiungendo l’apice nella corsa all’ospedale verso il quale convergono tutti e sei i protagonisti, e dopo la quale nessuno di loro sarà più disposto a far finta di nulla.
Il finale, anzi i numerosi finali, uno per ciascun personaggio, commuovono e rappacificano, anche se proprio per questo motivo – guardati attraverso la lente razionale – appaiono un po’ troppo tranquillizzanti e da certi punti di vista poco credibili. La sensazione che si produce è un po’ quella del “…e vissero tutti e felici e contenti”, ma ormai siamo troppo grandi per credere alle favole e sappiamo bene che la fine della storia è sempre un punto discreto in quel continuum che è la vita e che per sua stessa natura non ama gli equilibri.
Poissant ci offre in ogni caso un punto di vista ulteriore sul mirabolante mondo dei rapporti familiari, sulle idiosincrasie che lo caratterizzano, sulle aspettative che si innescano e talvolta ci schiacciano, sulla difficoltà di essere sinceri e di mostrare quello che si è fino in fondo, sulle storie che ci portiamo dietro e dentro, su quanto sia più facile mettersi a nudo di fronte agli estranei che alle persone con cui abbiamo dei legami forti. In sintesi, di quanto noi esseri umani siamo complessi e la nostra potentissima mente spesso è il principale ostacolo alla nostra serenità.
Voto: 3,5/5
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!