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La costa di Palinuro al tramonto |
Per le prime due tappe di questo racconto di viaggio vedi
qui.
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III tappa: Campania, Cilento
Dalle Dolomiti lucane si va verso il
Cilento, ma visto che la direzione è la stessa decidiamo - come del resto in molti ci hanno consigliato - di fare una tappa nella piana del Sele al
Caseificio Vannulo, quello delle bufale coccolate da cui si produce della mozzarella e dei formaggi di bufala strepitosi. Quando arriviamo ci dicono che non è detto che ci sia mozzarella a sufficienza per tutte le persone in coda, ma alla fine riusciamo ad andare via con un bottino di 1,6 kg di mozzarella che sarà il nostro pranzo non solo il giorno stesso ma anche nei giorni successivi e che ci permetterà di comprendere come cambia il sapore della mozzarella di bufala e come si riconosce una mozzarella freschissima.
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Paestum |
Il caseificio Vannulo è talmente vicino a
Paestum che, nonostante S. non sia convinta, decidiamo di fermarci all'area archeologica e di fare la visita. Io c'ero stata moltissimi anni fa (da bambina) e me la ricordavo bella, ma quando entriamo nell'antica Poseidonia entrambe restiamo a bocca aperta. I tre templi sono uno più bello dell'altro, ma è soprattutto la possibilità di vederli inseriti nel sistema urbanistico della città, che conserva tracce più o meno riconoscibili sia dei suoi edifici pubblici che delle residenze private, a rendere questa visita così emozionante.
La nostra destinazione in Cilento - nonché il posto dove soggiorneremo nei giorni successivi - è una splendida casetta in pietra nel bosco che sta tra San Giovanni a Piro e Scario. Sistemate le nostre cose scendiamo a Scario a fare una passeggiata, un bagno, un aperitivo e a prendere informazioni sui taxi boat per le calette.
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Il golfo di Policastro |
Tornando a casa ci aspetta l'avventura della nostra vacanza: il navigatore ci manda per una strada diversa che dovrebbe comunque portarci alla nostra casetta nel bosco. Peccato che la strada passi appunto "nel bosco", cosicché, dopo meno di un chilometro, prima inizia uno sterrato piuttosto sconnesso poi lo sterrato diventa sempre più impraticabile e il sentiero sempre più stretto e immerso nella boscaglia in cui ormai il buio è fitto. Per un po', pur titubanti, andiamo avanti perché secondo il navigatore non manca moltissimo, ma a un certo punto ci si para davanti una salita completamente sconnessa e totalmente ricoperta di ghiaia. Le ruote girano a vuoto e ci prende un po' di paura. Con la santa pazienza mia e di S. e con un po' di fortuna riesco a fare una manovra in uno spazio piccolissimo in cui vedo pochissimo e ritorniamo indietro lentamente verso la strada. Abbiamo capito che non esiste alcuna strada alternativa a quella che ci ha mostrato la padrona di casa quando siamo arrivate.
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Costa della Masseta |
I giorni successivi sono dedicati all'esplorazione delle spiagge dei dintorni. Il primo giorno prendiamo il taxi boat da Scario per esplorare la
costa della Masseta, una costa alta e scoscesa in cui si aprono delle
spiaggette più o meno piccole di sassi o di sassi e sabbia.
La barca parte ogni ora (noi prendiamo quella delle 11 che è piena come un uovo). La barca ferma alla spiaggia dei gabbiani (molto bella, ma è la prima e non ce la sentiamo di scendere subito), alla spiaggia del Valloncello, a quella di Sciabica e a quella di Marcellino (nota anche come
spiaggia dei francesi). Tutti i locali ci dicono che quest'ultima, in particolare all'ora di pranzo, è presa d'assalto, perché c'è un ristoro con oltre 100 posti a sedere e molti ci sponsorizzano Sciabica, ricordandoci però che lì l'ombra arriva presto.
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Costa della Masseta |
Noi decidiamo di seguire il consiglio e scendiamo in questa splendida spiaggi di sassi, poco affollata e con un'acqua da urlo (sebbene qui tutte le calette offrano questo spettacolo). Tra bagni, pranzo, lettura e sonnellini passa la giornata, e quando arriva la barca delle 16 decidiamo di restare ancora anche se l'ombra della montagna avanza. Non ci pentiremo della nostra scelta, perché senza il sole di fine agosto si sta da dio, mentre la spiaggia si fa quasi deserta.
La sera ci concediamo il lusso di una cena di pesce a Maratea al ristorante
Lanterna rossa, dove arriviamo dopo un'ora di macchina su una strada certamente molto panoramica ma fatta praticamente quasi tutta di tornanti spesso a picco sul mare. Gli antipasti misti di mare e la sontuosa zuppa di mare ci ripagano della strada fatta per arrivare fin qui.
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Andando verso Maratea |
Il giorno successivo siamo intenzionate a fare la gita alla
Baia degli Infreschi con una barca che parte sempre dal porto di Scario e che la raggiunge in una quarantina di minuti dopo le tappe alle calette della costa della Masseta. La baia è effettivamente molto bella e il nostro capitano ci offre anche l'emozione dell'ingresso in una grotta, però la spiaggetta è piccola e molto affollata. Così decidiamo di proseguire fino alla
spiaggia di Pozzallo, ancora più vicino a Marina di Camerota. Qui la spiaggia è più grande e quando arriviamo noi non è troppo affollata così ci installiamo e abbandoniamo anche l'idea di raggiungere a piedi
Cala bianca, che non è lontana ma che ci aspettiamo comunque affollata.
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Spiaggia dei gabbiani |
Il fatto è che a Pozzallo arrivano barche in continuazione, soprattutto da Marina di Camerota, e - come ha scritto qualcuno su Tripadvisor - sembra di stare alla Stazione Termini all'ora di punta. Le barche arrivano e scaricano decine e decine di persone alla volta, fino a raggiungere il picco massimo all'ora di pranzo, quando la spiaggia soprattutto nella zona dove c'è la sabbia diventa un carnaio. Per fortuna il sole è in parte coperto e c'è vento, cosicché si sta bene e si riesce a resistere fino a quando la quantità di gente diminuisce e anche il numero delle barche che attraccano. Diciamo che al termine della giornata, tornate a Scario, il nostro cuore batte certamente per la costa della Masseta.
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La nostra vicina di casa |
La sera facciamo il barbecue a casa, sfinendoci ad accendere il fuoco, ma alla fine con buoni risultati, di cui hanno goduto anche i gatti che ci hanno fatto compagnia durante la nostra permanenza nella casetta.
Il giorno dopo decidiamo che non abbiamo più voglia di barca e dunque ci dirigiamo in macchina verso
Marina di Camerota, e oltrepassando la grande spiaggia della Mingarda puntiamo verso la
Cala d'Arconte che è la spiaggia che abbiamo scelto per la giornata. Parcheggiata la macchina sulla statale, scendiamo per la stradina dove c'è il cartellone Willy's e, dopo una lunga discesa, arriviamo in questa splendida baia di sabbia circondata dalle rocce e con la pineta alle spalle. Dalla spiaggia via mare, facendo pochi passi in acqua, si arriva in una spiaggia quasi gemella e altrettanto bella. Noi ci fermiamo nella prima, dove comunque non c'è tanta gente, e ogni tanto ci affacciamo anche dall'altra parte. Fa molto caldo e la sabbia è rovente, cosicché non si conta il numero dei bagni che facciamo soprattutto per rinfrescarci.
Al ritorno ci dirigiamo verso
Palinuro e arriviamo quando il sole sta tramontando nella splendida baia. Per il resto il paese non ci fa una grande impressione, però mangiamo una pizza e un calzone notevolissimi da
MFC – Med Farine Club.
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Cala d'Arconte |
Per l’ultimo giorno di mare abbiamo deciso di sperimentare una delle spiagge a nord di Palinuro. Siamo orientate verso marina di Ascea, ma lungo la strada facciamo una sosta a
San Severino di Centola, il borgo medievale definitivamente abbandonato negli anni Settanta che si trova sul cucuzzolo di una montagnetta e che già avevamo notato passando lungo la strada tra Marina di Camerota e Palinuro.
La passeggiata nel borgo semidiroccato e invaso dalla vegetazione e dalle lucertole, con pochi segnali di presenza umana che ancora permangono nelle case, è decisamente surreale e suggestiva. Assolutamente consigliata.
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San Severino di Centola |
Proseguiamo poi verso Marina di Pisciotta, che è un bel paesino affacciato sul mare. Qui facciamo scorta di
alici di Menaica e mangiamo due ottime friselle da
Annalì. Nel frattempo ci informiamo sulle spiagge e, scartata l’ipotesi di Marina di Ascea, torniamo indietro verso le
Saline di Palinuro, dove già all’andata avevamo notato dei tratti di spiaggia libera con parcheggio. È in uno di questi che ci fermiamo (vicino al Lido Trip on the Beach) che si rivelerà scelta azzeccatissima. Mare pulitissimo, poca gente e un bel venticello che rendono la permanenza in spiaggia una vera goduria, al punto che restiamo lì fino alle 19,30 godendoci anche un bellissimo tramonto, dopo il quale i padroni della spiaggia diventano i gabbiani.
A cena andiamo nella zona di Bosco di San Giovanni a Piro, al
Rifugio del Contadino, un agriturismo che ha una bella terrazza con vista sul golfo di Policastro e dove mangiamo una buona cucina di terra (ottimi soprattutto gli antipasti). L’indomani è il giorno della partenza e del ritorno a Bari, dove riusciamo nel tentativo di non far accorgere il noleggiatore di un piccolo danno al copricerchione che abbiamo fatto parcheggiando il primo giorno (d’altra parte erano stati talmente terroristici e antipatici che va benissimo così, tanto più su una macchina già ampiamente danneggiata, in cui quello era l’unico cerchione sano ;-) ).
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Il tramonto alle Saline di Palinuro |
A conclusione della nostra vacanza il bilancio è decisamente positivo. Le cose memorabili restano il tramonto su Matera dal belvedere di Murgia Timone, la cripta del peccato originale, l’incontro ravvicinato con il serpente albino alla riserva di San Giuliano , i peperoni cruschi, i tramonti dalla nostra casetta di Pietrapertosa (per tutte queste cose vedi la
prima parte del racconto), le mozzarelle di bufala di Vannulo, Paestum, la costa della Masseta, la pizza di MFC, il tramonto sulla spiaggia delle Saline, la vista del mattino sul golfo di Policastro scendendo a Scario, la cena di pesce a Maratea, la nostra casetta nel bosco a San Giovanni a Piro.
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Ancora il golfo di Policastro |
Con il Cilento non possiamo dire che sia stato amore a prima vista; si tratta di un territorio impervio che solo gustato con lentezza nel tempo può essere effettivamente apprezzato. Il
Parco del Cilento, pur essendo un’area non estesissima, è parecchio montuosa fin sul mare, tranne nella sua parte alta (verso Agropoli), dunque nonostante le distanze non siano grandi i tempi di percorrenza sono sempre lunghi. Noi eravamo partite con un programma battagliero che avrebbe richiesto non quattro giorni ma due settimane per essere rispettato totalmente.
Mi sentirei di dire - per quella che è stata la nostra esperienza - che, a meno che non si vada fuori stagione (e la immagino bellissima), i posti più gettonati sono molto affollati e non mi pare che siano sempre i più belli che questa terra offre. Di conseguenza è importante avere tempo anche per andare alla scoperta e farsi sorprendere al di fuori dei percorsi più battuti.
La conclusione inevitabile è – come spesso accade alla fine dei viaggi belli ma troppo brevi – che varrebbe davvero la pena di ritornarci.
Per un piccolo album di viaggio vedi
qui.
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