Joker è il film che ha vinto il Leone d'oro a Venezia e di cui tutti parlano. A conferma del fenomeno Joker, nel cinema dove sono andata a vederlo in lingua originale, al termine della proiezione è scattato l'applauso (cosa che al massimo accade ai festival e non alle proiezioni normali) e, fuori dal cinema, capannelli di ragazzi continuavano a discuterne animatamente.
Il film di Todd Phillips (regista fino a qui noto soprattutto per alcune commedie di successo, come ad esempio la serie Una notte da leoni) è certamente di quelli che non possono lasciare indifferenti e che sono fatti apposta per far discutere e per alimentare adesioni entusiastiche ovvero prese di distanze ad effetto. Da una parte e dell'altra - come spesso accade in questi casi - non mancano le iperboli che lo definiscono un capolavoro ovvero un prodotto dozzinale.
Dal mio personale punto di vista la grandezza di Joker è Joaquin Phoenix, che non solo si trasforma fisicamente per aderire alla sofferenza e alla psicosi del suo personaggio, ma con la estesissima gamma delle sue espressioni veicola la molteplicità, la diversità e la contraddittorietà dei sentimenti che lo attraversano. Phoenix si fa tutt'uno con questo personaggio, già di per sé iconico (anche grazie alle interpretazioni passate di Jack Nicholson e del compianto Heath Ledger), conferendogli una varietà di sfumature impensabili. Le scene in cui Joker/Pheonix balla sinuosamente, quasi eseguisse delle figure di tai chi, sono destinate a imprimersi a lungo nella memoria degli spettatori, molto di più probabilmente delle scene in cui esplode la sua rabbia in atti di profonda violenza.
Se dunque Phoenix conferma in Joker di essere un gigante, il mio parere sul film è invece molto più sfumato e controverso. Non ho dubbi sul fatto che si tratti di un film "piacione", costruito appositamente per piacere a tutti, sia a quelli che amano i cinecomics (e in particolare quelli della serie DC) e che in esso ritroveranno le atmosfere e lo spirito che anima questo tipo di film, sia ai cinefili dai gusti più raffinati che al cinema cercano un senso oltre che un divertissment e che qui troveranno riferimenti e citazioni importanti, come ad esempio a Taxi driver.
In questo tentativo - tutto sommato riuscito - di accontentare tutti i palati, io però non riesco a trovare elementi di effettiva eccezionalità. La regia di Phillips è certamente accurata e dimostra un ottimo mestiere senza però guizzi di originalità e semmai con qualche espediente un po' semplicistico (vedi la scena in flashback della madre giovane che parla con lo psichiatra a cui assiste Arthur adulto).
Sul piano poi dei contenuti l'uso di Gotham City come metafora di una società in piena decadenza nella quale tramontano i valori morali, la follia dilaga e il divario tra ricchi e poveri, tra élite e base sociale, si allarga sempre di più non solo non è nuova, ma viene tratteggiata con un approccio quasi fastidiosamente didascalico, lasciando pochissimo spazio alla fantasia, all'intuizione e all'intelligenza dello spettatore. In sostanza, uno "spiegone". Per non parlare della banalità della storia individuale di Joker costruita secondo gli stereotipi più abusati della figura dello psicopatico omicida.
Nella vicenda di questo Joker che diventa eroe - quasi suo malgrado - di un movimento di rivolta dal basso che vede i poveri, i diseredati, i giovani e tutti coloro che la società ha lasciato indietro ribellarsi contro le élites responsabili del disastro economico e sociale, Todd Phillips mescola bene gli ingredienti, senza dimenticare nulla, quasi seguisse una ricetta dalla sicura riuscita: dal populismo dilagante al ruolo dei media, dalla crisi economica al taglio dei servizi pubblici, dal disastro ambientale all'irresponsabile mercato delle armi.
Insomma, ha buon gioco Michael Moore nel dire che la storia raccontata in Joker è necessaria per aiutarci ad aprire gli occhi di fronte al mondo in cui viviamo, ma - mi chiedo - davvero non ce ne siamo accorti indipendentemente da Joker? E, soprattutto, chi non se n'è accorto fin qui pensiamo davvero che abbia bisogno dello "spiegone" di Phillips, o non si tratta piuttosto di un problema di percezione distorta?
Voto: 3,5/5 (4,5/5 a Joaquin Phoenix)
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