Una vita cinese. Il tempo del padre / Li Kunwu e Philippe Otié. Torino: add editore, 2016.
Una vita cinese. 2. Il tempo del partito / Li Kunwu e Philippe Otié. Torino: add editore, 2017.
Una vita cinese. 3. Il tempo del denaro / Li Kunwu e Philippe Otié. Torino: add editore, 2017.
Add editore si conferma un sicuro punto di riferimento per il graphic novel di qualità, in particolare per quanto riguardo le storie biografiche e autobiografiche attraverso cui è possibile conoscere vicende e realtà che vanno al di là della vita del singolo.
In questo filone si inserisce certamente questo lavoro in tre volumi, Una vita cinese, che racconta la storia di Li Kunwu e lo fa attraverso i suoi disegni e i testi dell'amico Philippe Otié, che è anche colui che lo ha spinto a imbarcarsi in questa avventura.
Li Kunwu dice a più riprese che la sua è stata una vita normalissima e proprio per questo non riteneva che raccontarla potesse essere significativo per chiunque altro al di fuori di sé stesso. È stato lo sguardo esterno e occidentale di Otié a convincere Li che, attraverso la narrazione della sua vita, poteva essere possibile raccontare e far comprendere per quanto possibile la Cina e la sua storia a chi cinese non è.
Li Kunwu, detto Xiao Li (giovane Li), è nato nel 1955 da un padre dirigente del partito comunista e dunque ha attraversato tutte le fasi della storia recente della Cina: il periodo di Mao Zedong e della rivoluzione culturale, la morte di Mao e la fine della rivoluzione culturale con l'arresto della banda dei quattro su iniziativa del nuovo leader Hua Guofeng, l'ascesa di Deng Xiaoping e l'inizio del processo di riforma economica, l'espansione economica cinese e la sua definitiva consacrazione a potenza mondiale.
Man mano che si va avanti nella lettura di questa narrazione a fumetti ci si rende conto non solo di sapere ben poco della storia cinese, ma anche di averne avuto una lettura parziale e ideologica che poco ha a che far con la percezione di chi quella storia l'ha vissuta, per arrivare infine alla conclusione che è molto difficile, se non impossibile, per noi occidentali comprendere fino in fondo la psicologia di questo popolo, che non può che essere la conseguenza di una cultura e di una storia a noi quasi totalmente estranee.
Il racconto di Li nei primi due volumi è una vera e propria autobiografia: Li ci racconta gli anni della sua infanzia, la venerazione per il padre della patria Mao Zedong, la capillarità e il radicamento dell'ideologia da lui portata avanti, l'emergere della rivoluzione culturale e delle sue conseguenze nella vita dei singoli (nello specifico Li ebbe il padre in prigione per più di 10 anni), il modo in cui giovani e adolescenti furono coinvolti in questa vera e propria "guerra interna", il suo arruolamento nell'esercito e i tentativi di entrare nei ranghi del Partito Comunista. Man mano però che il racconto giunge ai decenni più vicini a noi il protagonismo di Li si stempera e l'autore diventa più che altro il testimone delle storie altrui e il collante che le tiene unite. Sono molto significative da questo punto di vista le pagine dedicate alle vicende di piazza Tienanmen, su cui Li è reticente a scrivere, non solo perché quegli episodi avvennero lontani da lui e dalle persone di sua conoscenza, ma anche perché il suo giudizio su quegli eventi è molto diverso dalla lettura che ne è stata data nel mondo occidentale, senza che per questo l'autore voglia imporre il suo punto di vista.
In generale, tutto il racconto cerca di mantenersi sostanzialmente oggettivo e neutrale, raccontando vicende e situazioni, senza utilizzare gli strumenti della propaganda o adottare un atteggiamento critico, bensì lasciando che sia il lettore a farsi un'idea delle cose e suscitando la curiosità di approfondire ciò che non si conosce.
Ne viene fuori il ritratto di un popolo la cui storia e le cui caratteristiche restano difficili da tratteggiare e comprendere dall'esterno, ma di cui comprendiamo la complessità e l'impossibilità di qualunque lettura semplicistica e semplificata, come pure si è fatto in passato. Come avevo avuto modo di cogliere anche attraverso la lettura dei gialli di Qiu Xiaolong, ci sono molte zone d'ombra nella storia della Cina e i segni delle ferite del passato sono ancora evidenti nel presente di questa nazione e nelle menti dei suoi cittadini, così come la lettura di molte vicende non può che essere divisiva, ma certamente richiede un punto di vista interno per poter essere correttamente interpretata.
Ciò che sicuramente emerge e resta impresso nella mente del lettore è l'immagine di un popolo capace - collettivamente e individualmente - di lavorare in maniera indefessa per il raggiungimento di qualunque obiettivo e a cui nessuna impresa appare troppo ardua da realizzare. D'altra parte, soltanto da queste premesse si può provare a spiegarsi la straordinaria ascesa economica della Cina e il suo assurgere a indiscussa potenza mondiale.
Se poi questo sia anche frutto di un lungo e mai interrotto lavoro di manipolazione delle coscienze degli individui sta al lettore chiederselo e provare a darsi una risposta, per quanto parziale e di parte.
Un lavoro che varrebbe la pena di far leggere nelle scuole.
Voto: 4/5
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