Quando all'inizio dell'anno teatrale abbiamo studiato i cartelloni dei teatri romani, il Misantropo non era contemplato tra gli spettacoli da andare a vedere. Era ancora troppo fresca la sostanziale delusione di quando avevo visto gli stessi attori, Giulio Scarpati e Valeria Solarino, ormai coppia fissa a teatro, interpretare Una giornata particolare. E certo non mi aspettavo che sarebbe stato meglio vederli impegnati nella famosa opera di Molière.
Poi, su sollecitazione di alcune amiche, mi sono lasciata convincere a prendere i biglietti. Sono andata a teatro senza aspettarmi niente, che di solito è la condizione migliore per apprezzare quello che si vede, ma purtroppo in questo caso lo spettacolo ha rispettato pienamente le mie aspettative.
Gradevole, ma niente di più.
Il Misantropo di Molière, portato in scena con la traduzione di Cesare Garboli (anche se dubito che alcune scelte lessicali e modernizzazioni del testo recitato vengano da Garboli) e con la regia di Nora Venturini, è la storia di Alceste (interpretato da Giulio Scarpati), un uomo che punta alla massima trasparenza delle relazioni sociali e non ama l'ipocrisia che la vita di corte impone, e di conseguenza si autocondanna all'isolamento sociale.
Il paradosso di Alceste consiste nel fatto ch'egli è innamorato di Celimene (Valeria Solarino), una donna bella e mondana, che è il suo esatto opposto in quanto ama circondarsi di adulatori e spasimanti, pur apprezzando la devozione esclusiva di Alceste.
Tra confronti talvolta aspri, talvolta buffi, di cui oltre ad Alceste e a Celimene sono protagonisti Filinte (Blas Roca Rey), amico di vecchia data di Alceste che prova ad ammorbidirne il carattere e a convincerlo a una maggiore diplomazia sociale, Clitandro e Acaste, i marchesi innamorati di Celimene, Oronte, cortigiano appassionato di poesia, nonché Arsinoè, amica di Celimene e innamorata di Alceste, ed Eliante, cugina di Celimene.
La narrazione si compie nell'arco di una giornata, durante la quale i personaggi si alternano sul palco in conversazioni uno a uno, oppure in duelli verbali con veri e propri arbitri, mentre Alceste insegue vanamente la possibilità di un confronto con Celimene che spinga quest'ultima a prendere una posizione chiara. Il momento della resa dei conti arriverà dopo che Alceste avrà avuto la prova del fatto che Celimene ama flirtare e circondarsi di uomini, e non desidera un rapporto di tipo esclusivo.
Non posso dire che lo spettacolo non sia ben costruito e ben recitato, nonostante il suo impianto piuttosto convenzionale da diversi punti di vista. Così come non si può dire che nel testo di Molière non ci siano elementi di modernità che possono parlare ancora all'uomo contemporaneo.
Resta il fatto che a me la commedia settecentesca resta inevitabilmente distante e datata, sia dal punto di vista dei temi che del modo un po' farsesco e macchiettistico con cui questi temi vengono messi in scena, riducendo spesso i protagonisti a personaggi monodimensionali o comunque molto caratterizzati.
Solo una messa in scena con forti elementi di originalità e magari un tema maggiormente vicino ai miei interessi (come era stato nel caso de La scuola delle mogli portato in scena da Arturo Cirillo) può rendermi uno spettacolo di questo tipo un po' più stimolante. E purtroppo questo non mi è accaduto nella visione del Misantropo.
Voto: 2,5/5
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