Now that I've learnt these lessons:
I gotta love myself, regardless of anybody else
My happiness must not depend on anybody else
I cannot rely upon anybody else
Now, you can come inside
The door is open
Questi sono gli ultimi, per me molto significativi, versi della canzone Mother Goose, l'unico pezzo acustico dell'album Two, Geography, l'ultimo lavoro degli Any Other di Adele Nigro che ha visto la luce nell'autunno dell'anno scorso e ha ricevuto molte ottime recensioni e vari riconoscimenti anche fuori dall'Italia.
Avevo acquistato l'album appena era uscito e ne avevo colto fin da subito il salto di maturità e di crescita, sia musicale che personale, rispetto al già bello Silently. Quietly. Going away. E infatti il disco è già diventato un piccolo cult del panorama indie-rock non solo nostrano.
Nel frattempo avevo sentito molti commenti positivi di chi era andato ad ascoltarli dal vivo, così aspettavo già da tempo una loro tappa romana, che finalmente è arrivata in uno spazio da poco riaperto al pubblico, lo Spazio Diamante, che ha un bel auditorium utilizzato sia per spettacoli teatrali e di danza, sia per concerti.
L'auditorium si riempie lentamente, e a un certo punto temo che la piazza romana non riservi a questa giovane band l'attenzione che merita. Ma sono paure infondate, visto che verso le 22 l'auditorium è praticamente al completo e il pubblico è davvero un bello spettacolo: gente di tutte le età, dai più giovani fino ai meno giovani, e di tutte le facce, tante delle quali sono belle facce di immigrati di seconda generazione che parlano italiano meglio di me :-)
Gli Any Other si fanno attendere un po', ma eccoli sbucare da dietro le quinte intorno alle 22,15. La formazione con cui sono in tour per Two, Geography è formata - oltre che dalla cantante, compositrice e musicista Adele Nigro - dallo storico collaboratore Marco Giudici alle tastiere, da Giacomo Di Paolo al basso e infine da Clara Romita alla batteria.
Adele Nigro è un po' sofferente (ci dirà più avanti che è un po' malata e aveva temuto per la serata), ma si presenta sul palco con la sua gonnellina glitter argento e le classiche scarpe da ginnastica, nonché con il suo consueto piglio serio e concentrato. Così, nonostante la tossetta che la perseguiterà tutta la sera, ci canterà con grande potenza e perizia praticamente tutte le canzoni del suo ultimo lavoro, per la maggior parte accompagnata dai compagni di avventura, tranne due (tra cui la succitata Mother Goose) che suonerà da sola.
Se Adele è magnetica nel suo modo timido e al contempo autoritario di stare sul palco e di cantare, la batterista Clara Romita mi ipnotizza letteralmente per il suo modo di "abbracciare" la batteria e quasi sorvolarla con i vari tipi di bacchette che utilizza. Guardarla è un piacere e costituisce quasi uno spettacolo nello spettacolo.
Di Marco Giudici, storica spalla di Adele Nigro fin da principio (anche autore di un lavoro solista dal titolo Malamocco), c'è poco da aggiungere, se non confermarne l'umiltà e la bravura.
Giacomo Di Paolo è una bella scoperta, anche lui ben integrato nel gruppo sia sul piano musicale che nell'atteggiamento complessivo.
Il pubblico ascolta silenzioso e concentrato; partecipa spellandosi le mani al termine di ogni brano. Una piccola fitta al cuore collettiva la si sente quando Adele ci dice che per questo tour hanno deciso di non fare bis e che dunque quelli che canteranno saranno gli ultimi due brani del concerto.
E così al termine dell'ultima canzone, il pubblico - pur a malincuore - accetta la scelta degli artisti, ricompensato subito dal fatto che Adele e gli altri musicisti ritornano sul palco quasi subito, questa volta però non per essere guardati e ascoltati, ma per mescolarsi a tutti gli altri nel clima rilassato e solidale che ha caratterizzato questo concerto.
Adele è evidentemente una giovane donna dalle mille risorse e potenzialità (basta leggere una qualunque delle sue interviste per capirlo) e, quando la vedi sul palco, ti sorprende per quel mix di fragilità e di durezza, che poi appena finisce di cantare e suonare si scioglie in sorriso.
Sono passati tre anni dal lavoro precedente e anche dal concerto in cui l'avevo vista suonare la prima volta, e non c'è dubbio che oggi Adele è un'artista molto più completa e matura, con molte più frecce al suo arco, e una musica che ha una personalità sempre più spiccata e articolata sia a livello di testi che di arrangiamenti, esattamente come lei stessa.
Un'artista che promette tanto e bene, e che dunque vale la pena di tenere d'occhio per il futuro.
Voto: 4/5
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