Con la scusa di andare a vedere la mostra di Willy Ronis ai Tre Oci, io e S. ne approfittiamo per organizzare un weekend veneziano. Ci si trova sul treno verso Venezia, dove arriviamo quando già sta diventando buio. Il b&b che abbiamo prenotato sta all'isola della Giudecca (luogo che mi piace molto e a cui sono affettivamente legata), nella zona della fermata del Redentore. Così - arrivate in stazione - prendiamo il biglietto valido per 48 ore e saltiamo sul primo vaporetto utile che va in quella direzione.
Alla fermata c'è ad aspettarci J. che ci accompagna al nostro appartamento e ci spiega tutto nei particolari. La casetta si trova a fianco della chiesa del Redentore, in una corte interna molto silenziosa, è spaziosa e accogliente.
Il tempo di mollare i bagagli e ci dirigiamo - in un nebbione che si taglia con il coltello - prima verso la Coop per comprare qualche rinforzo per la colazione e poi verso il bar Palanca dove ci aspettano I. e A. con cui abbiamo appuntamento per un aperitivo che a poco a poco diventa una cena fatta di cicchetti e di spritz. Rimaniamo a chiacchierare fino alla chiusura del locale e poi torniamo verso il b&b.
Per il sabato abbiamo pensato di andare a fare una gita a Torcello e abbiamo già preso tutte le informazioni del caso. Quando ci svegliamo il cielo è un po' coperto, ma nel tempo della nostra lauta colazione le nuvole sono state spazzate via e nel cielo azzurro splende un bellissimo sole quasi invernale. Eccoci sul vaporetto che ci porta a Fondamenta Nove e da qui con un altro vaporetto raggiungiamo Torcello, un'isola diversa da tutte le altre, pochissimo costruita e abitata.
Le piccole folle di persone che vengono scaricate dal vaporetto percorrono l'unica strada presente sull'isola facendo tappa prima al cosiddetto Ponte del diavolo, un ponte in pietra senza parapetti - dove tutti ci fermiamo per le foto - e poi al centro dell'isola, dove svetta il campanile della Basilica di Santa Maria Assunta. Prima della visita a questa grande basilica medievale, facciamo un giro anche alla Chiesa di Santa Fosca, con il suo caratteristico porticato.
Dopo andiamo a visitare l'interno della Basilica dove possiamo ammirare gli splendidi mosaici presenti sia nell'abside (dove domina la figura di Maria Assunta in un mare di oro) sia nel retro della facciata, dove c'è una complessa rappresentazione del Giudizio universale, purtroppo non del tutto visibile a causa dei lavori di restauro. A seguire saliamo sul campanile della basilica, da cui si gode una splendida vista su tutta l'isola e anche sulle isole circostanti. Da qui si apprezza il carattere selvaggio dell'isola di Torcello, dove oltre alle poche case presenti, dominano canali, piccole coltivazioni e aree paludose abitate dagli uccelli. Diciamo che qui si respira davvero l'atmosfera della laguna.
Tornando indietro verso il vaporetto, ci fermiamo a mangiare un fritto misto di pesce e un dolce al chiosco all'ingresso dell'isola, dove approda la maggior parte della gente, essendo i ristoranti presenti piuttosto cari.
Poiché è ancora presto, decidiamo di prendere il vaporetto per andare a Burano. Ci siamo state entrambe, ma si va verso l'ora del tramonto e potrebbe essere interessante vedere l'isola delle case colorate con la luce radente. Ed effettivamente non abbiamo scelto male: facciamo una lunga passeggiata per le strade dell'isola attraversando ponti e canali e fotografando le case colorate in tutti i modi possibili. Ci fermiamo anche a parlare con un abitante dell'isola che ci spiega che le case che vediamo sull'isola accanto, quella di Mazzorbo, sono case popolari e sono state fatte colorate per analogia con quelle di Burano, e che in fondo a Torcello si vive bene.
Quando è ora di tornare verso il vaporetto ci accorgiamo che è proprio il momento in cui il sole sta per tuffarsi nell'acqua della laguna. E così ci fermiamo su una banchina a osservare il tramonto e a fotografare una coppia abbracciata che pure si è fermata a guardare il tramonto, mentre in laguna di tanto in tanto sfrecciano giovani con piccoli motoscafi che impennano impazziti sull'acqua.
Torniamo al vaporetto dove ci attende una lunga fila di persone in attesa di lasciare l'isola. Per fortuna l'Actv provvede a mandare un vaporetto molto grande che riesce a imbarcare tutti o quasi. Spiaccicati come sardine torniamo a Fondamenta Nove. Qui andiamo alla ricerca di un bar per trascorrere il tempo fino alla nostra cena e, dopo un po' di cammino, ci fermiamo nel primo posto un po' tranquillo che vediamo.
A questo punto abbiamo l'idea geniale di chiamare il ristorante dove abbiamo prenotato per le nove per verificare se hanno posto prima, e per fortuna così è. Dunque alle sette siamo all'Osteria Ai promessi sposi dove - mentre tutti all'ingresso fanno aperitivo coi cicchetti - noi ci sediamo per la nostra cena. Prendiamo due antipasti, un favoloso guazzetto di crostacei e un polpo alla griglia su insalata di finocchi, un piatto di bigoli al ragù di oca in due e un piatto di seppie in umido sempre a mezzi. Tutto ottimo, peccato solo per il vino bianco della casa, parecchio deludente.
Felici e satolle, possiamo riprendere il nostro vaporetto verso il b&b. Nel frattempo è di nuovo salito un gran nebbione, che dà l'impressione di viaggiare in un buco nero. A San Zaccaria tutti scendono, noi restiamo là pensando che il viaggio prosegua, ma arriva l'omino Actv a dirci che la corsa termina là e che dobbiamo prendere un altro vaporetto per andare alla Giudecca. Visto che siamo da quelle parti decidiamo di andare a fare un giro a piazza San Marco avvolta nella nebbia e non ci pentiamo. Non c'è moltissima gente e soprattutto l'atmosfera è ovattata e irreale. Ora davvero siamo pronte per andare a dormire.
Il giorno dopo - che è purtroppo già il giorno della nostra partenza - decidiamo di dedicarlo interamente alla Giudecca. Dopo una lauta colazione e dopo aver lasciato le valigie al b&b ci dirigiamo - ancora una volta in un clima freddo ma con il cielo azzurro e il sole - verso i Tre Oci per andare a vedere la mostra di Willy Ronis (di cui parlo qui). Quando usciamo ci incamminiamo verso Palanca per cercare un posto dove mangiare qualcosa. Ci fermiamo all'Osteria Ae Botti, dove prendiamo un po' di cicchetti e beviamo due spritz (io nel frattempo mi sono appassionata allo spritz Cynar).
In attesa di incontrare I. per un caffè di saluto e grazie ai suoi suggerimenti, ci dirigiamo verso l'area Junghans della Giudecca, quella che lei definisce l'area "dechirichiana" dell'isola. Effettivamente si tratta di un'area con un'architettura moderna, completamente diversa da quella presente sul resto dell'isola, che a tratti fa quasi pensare di essere in un paese nordeuropeo.
Nel frattempo è ora del nostro caffè da Majer, accompagnato da un ottimo dolcino e da un po' di chiacchiere. Quando siamo di nuovo in fondamenta, ci allunghiamo verso il Molino Stucky, oggi sede dell'Hotel Hilton e poi ci dirigiamo prima verso Sacca Fisola, poi verso il carcere femminile, infine di nuovo nella zona Junghans da dove assistiamo a un altro spettacolare tramonto, insieme a pochi altri fortunati.
Purtroppo anche questa piccola gita è finita ed è ora di riprendere le valigie e tornare a casa. Ma questa Venezia fuori dai percorsi soliti e con questa meravigliosa luce di fine autunno e quest'aria frizzante ci ha regalato tanta bellezza che speriamo di portarci dietro per le prossime settimane.
(Qui una più ampia selezione di foto su Behance)
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