In una Puglia rappresentata come una “quasi-isola” (che è poi come talvolta la definisco anch’io) e senza elementi specifici di contestualizzazione (non ci sono centri abitati né altri riferimenti precisi) si combatte la guerra tra due gruppi di ragazzini: i cafoni e i signori.
Siamo negli anni Settanta, ma questa guerra va avanti da secoli, come il breve prologo ambientato in epoca medievale ci ricorda, e i cafoni sono da sempre destinati ad avere la peggio.
Un giorno però il capo dei cafoni, Scaleno, decide che è arrivato il momento di ribellarsi e – dopo aver compiuto un’incursione nel quartier generale dei signori e aver rubato la loro bandiera - chiama a raccolta i suoi e coinvolge nella guerra suo cugino.
Con l’arrivo di cugino le dinamiche si complicano e le regole del passato vengono via via messe in discussione. Cugino infatti - pur non potendo competere con i signori in cultura e modi - può farlo con i soldi e, soprattutto, è privo di scrupoli e se ne frega del codice che in qualche modo ha da sempre regolato il rapporto tra cafoni e signori.
Nel frattempo il capo dei signori, Francisco Marinho, si innamora di Mela, una cafona, mentre il fratello di quest’ultima, Tonino, è affascinato da Sabrina, la fidanzata di Francisco Marinho.
I due mondi si mescolano sempre di più e - di fronte all’escalation di conflittualità e aggressività determinata dall’intervento di cugino – tutti a poco a poco percepiscono i pericoli del conflitto nonché la sua inutilità.
Alla fine di questa guerra i suoi protagonisti saranno cambiati e lo sarà anche il mondo intorno a loro, che ormai è quello in cui emerge la piccola borghesia che spariglia equilibri secolari.
Il film di Davide Barletti e Lorenzo Conte, tratto dal romanzo di Carlo D'Amicis (tutti e tre presenti all'Apollo Unidici per questa proiezione cui segue un piccolo dibattito) e interpretato da bambini e ragazzini pugliesi (tutti non professionisti, che parlano dialetti di varia provenienza), è - come loro stessi la definiscono - una favola. E, come tutte le favole, è narrativamente molto semplice e ha un valore fortemente metaforico, che in questo caso si muove tra il piano soggettivo tipico del romanzo di formazione e il piano sociale del cambiamento dei rapporti tra le classi sociali e dell'emergere di classi nuove.
Ne viene fuori un film per tutti, al contempo umile e ambizioso, didascalico e complesso.
Bellissima la fotografia che trasforma l'immagine ormai abusata di una regione molto esposta come la Puglia in qualcosa di completamente nuovo, quasi fluttuante nel tempo e nello spazio, come è poi anche il sistema sociale in cui vivono questi ragazzini, storicamente e geograficamente collocato, ma in qualche modo anche fuori dal tempo e dallo spazio (gli adulti praticamente non esistono, i nomi sono quasi tutti di fantasia, alcuni personaggi sono persino soprannaturali, come Papaquaremma, il protettore dei cafoni).
Mi dicono che Barletti e Conte hanno fatto in passato altre cose pregevoli (tra cui il documentario su Cecilia Mangini che è anche presente in sala). Io non li conoscevo, ma certamente questo film ha stimolato la mia curiosità.
Voto: 3,5/5
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