Per finire le vacanze di Natale in bellezza accetto l’invito di M. ad andare a vedere la mostra su Picasso alle Scuderie del Quirinale. M. suggerisce di andare nell’orario in cui è prevista la visita guidata per poter apprezzare meglio l’esposizione, e direi che non sbaglia. Anzi, al termine della visita non smetterò di ringraziarla di avermi convinta a seguirla in questa scelta.
Una mostra che probabilmente se avessi visto in autonomia (persino con l’audioguida!) avrei trovato interessante ma tutto sommato priva di un vero appeal diventa invece un appassionante viaggio in un periodo cruciale di una vita e di una carriera, quelle di Pablo Picasso, che – come dice la nostra guida – sono state talmente lunghe che sarebbe impossibile riassumerle in una mostra.
In questo caso, dunque, in concomitanza con il centenario del viaggio in Italia di Picasso (le cui celebrazioni si sono aperte con una mostra a Napoli), la mostra delle Scuderie del Quirinale si concentra su una decina d’anni dell’esperienza artistica di Picasso, quelli immediatamente prima del viaggio fino a quelli immediatamente dopo. Intento della mostra è quello di testimoniare l’impatto che la conoscenza dell’Italia, della sua arte, della sua archeologia, del suo teatro, della sua gente, avrà sull’opera del grande artista e gli consentirà di uscire da un momento di crisi personale e artistica attraverso nuove strade di sperimentazione pittorica e non solo.
Il primo piano della mostra è un percorso attraverso la produzione di questi anni e, in particolare, racconta l’incontro con il classicismo che Picasso assorbe e trasforma in qualcosa di totalmente individuale; le scelte dei quadri in esposizione aiutano però anche a capire la poliedricità dell’artista, spesso associato esclusivamente a un certo tipo di pittura oppure classificato in fasi artistiche rigide che invece – come questo allestimento dimostra – convivono in lui praticamente sempre, nonché le sue ossessioni e i soggetti trasversali a soluzioni pittoriche differenti.
Questo primo piano si conclude con La danse, che – come ci dice la guida – è la sintesi di un percorso che ha fatto un giro largo per approdare, arricchito di tutta l’esperienza di quegli anni, a un cubismo del tutto nuovo e originale. E la cosa entusiasmante è che di fronte al quadro un bambino con l’audioguida si esibisce in una sua personale danza!
Il secondo piano della mostra è dedicato soprattutto al materiale d’archivio, lettere, fotografie e altra documentazione relativa al viaggio in Italia, nonché alla produzione teatrale, quella che lo vede impegnato al seguito dei Ballets Russes di Diaghilev nel disegnare manifesti, scenografie e costumi.
Certamente questo secondo percorso è un po’ più di nicchia, ma non per questo meno interessante nella misura in cui permette di scoprire un Picasso per me – e credo per molti – inedito e del tutto inaspettato.
Una bella sorpresa. E grazie ancora al nostro competente, preparatissimo e simpatico Gabriele.
Voto: 3,5/5
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