Dentro questo film ci sono sostanzialmente due storie parallele (oltre a numerose altre collaterali) che a un certo punto si incrociano: quella di Wilkström (Sakari Kuosmanen), che si separa dalla moglie, vende lo stock di camicie che ha in magazzino, vince una grossa cifra a poker e cambia vita acquistando un ristorante, e quella di Khaled (Sherwan Haji) che è arrivato in Finlandia un po' per caso con una nave cargo dopo essere scappato mesi prima insieme alla sorella dalla città bombardata di Aleppo in Siria.
Immaginate uno sceneggiato televisivo anni Settanta, tipo l'Ispettore Derrick. Stessa atmosfera, stessa mestizia, ma con un tocco di humour e di grottesco in più. Ebbene, ora inserite dentro questo scenario le storie vere di profughi che sono fuggiti dal loro paese in guerra per salvarsi e costruirsi un'altra vita.
Il risultato è il film di Aki Kaurismäki. A dire la verità chi conosce questo regista e ha già incontrato i suoi film in precedenza, sa che l'impianto narrativo e visivo tra il retrò e il grottesco è una sua caratteristica tipica: le sue storie sono ambientate in una Finlandia veramente poco contemporanea, in cui vivono persone che si muovono tra il grottesco e il malinconico. Dunque, da questo punto di vista non sembra esserci nulla di nuovo.
La novità vera nasce dal contrasto tra tutto ciò e il personaggio di Khaled (ma anche gli altri rifugiati protagonisti), che raccontano storie credibili, hanno tristezze vere negli occhi, vivono paure più che reali e hanno desideri e ambizioni normali, ma si scontrano con un sistema di accoglienza che si è sempre più irrigidito e con una società che oscilla tra l'accoglienza e la radicalizzazione.
L'effetto curioso che nasce dall'incontro tra questi due mondi è al contempo un contrasto e una mescolanza, cosicché Khaled e i suoi amici conferiscono un po' di realismo al buffo consesso umano nel quale sono capitati e insieme ne assorbono quella malinconia grottesca, attenuando quel sentore di buonismo che talvolta diventa quasi stucchevole.
Voto: 3,5/5
sinceramente l'avevo sentito nominare, ma non mi era minimamente venuta voglia di vederlo...
RispondiEliminasebbene ben scritta la tua recensione non supporta la curiosità