Il prezzo del sogno / Margherita Giacobino. Milano: Mondadori, 2017.
In un certo senso posso dire che questo libro mi ha salvata. In un momento di umore veramente sotto i piedi e di letture più o meno deprimenti iniziate e poi mollate lì dopo qualche decina di pagine, l'incontro con la Patricia Highsmith raccontata da Margherita Giacobino mi ha riconciliata con la lettura e mi ha offerto un'occasione di piacere vero, così poco frequente in questo periodo della mia vita.
Attenzione, quello della Giacobino non è un capolavoro, però è una bella operazione di scrittura che si muove avanti e indietro tra realtà e finzione, ossia tra il grosso lavoro d'archivio fatto dall'autrice sulle carte della grande scrittrice americana e una ricostruzione della sua vita e soprattutto del suo modo di essere che è inevitabilmente filtrato dagli occhi e dalla sensibilità della Giacobino.
Ne viene fuori una Patricia Highsmith con un rapporto mai risolto con la madre, volubile e incostante nei rapporti con le numerose donne della sua vita, alla ricerca del grande amore e nello stesso tempo incapace di crederci veramente, un po' misogina e asociale, con una punta di sadismo e tirannia che abita soprattutto sogni e pensieri e si traduce in scrittura nei suoi libri, offrendole una via di sfogo alle situazioni di rabbia e di frustrazione.
Attraverso la lettura de Il prezzo del sogno scopriamo una donna per la quale la scrittura informa la vita e che sarebbe disponibile a rinunciare a tutto fuorché al sogno di scrivere. Ma che non per questo si è sottratta alla possibilità di vivere la vita nella sua pienezza e l'ha vissuta senza mai cedere a compromessi rispetto alla propria identità, senza mai accettare di sottomettersi alle convenzioni sociali.
In un'epoca in cui il suo essere omosessuale avrebbe condizionato la sua possibilità di essere una scrittrice a tutto tondo ha scelto di mantenere apparentemente separate la scrittura e la vita, la sua immagine pubblica e quella privata, senza però rinnegare se stessa e in qualche modo trasfigurando se stessa e il suo mondo nei suoi romanzi.
Il libro della Giacobino è un racconto biografico appassionante, a tratti doloroso, a tratti divertente, in cui si alternano una narrazione in terza persona e le lettere della stessa Highsmith, non vere, ma verosimili come dice l'autrice. Al proseguire delle pagine, la Highsmith ci appare un personaggio al cui fascino non possiamo sfuggire come molte delle persone che ha incontrato nella sua vita, ma anche dispotica e burbera, non certo simpatica in alcune manifestazioni, ma profondamente umana nel mix di forza e di debolezza che la caratterizza.
E nella scoperta di lei scopriamo anche un contesto sociale, un pezzo di mondo, una cultura che - pur se solo tratteggiati - ci appaiono vividi e riconoscibili, per quanto lontani dalla nostra contemporaneità.
Voto: 3,5/5
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