Come è tipico della mia "superficialità" intellettuale, vado a vedere questo spettacolo a teatro solo perché c'è Maria Paiato (del resto ormai vado a vedere qualunque cosa in cui lei reciti); per il resto non solo non so nulla, ma quando leggo qualcosa sullo spettacolo non c'è niente che risuoni con il mio bagaglio conoscitivo.
Non conosco il testo originale di August Strindberg, Danza macabra, né conosco l'adattamento di Friedrich Dürrenmatt ad esso ispirato e intitolato appunto Play Strindberg.
Quando arrivo a teatro mi trovo di fronte a una scenografia che rappresenta una stanza arredata che però è sistemata all'interno di un ring con tanto di corde e di gong.
La rappresentazione è infatti articolata in undici riprese segnate dal suono del gong e da un breve momento di riposo e di riflessione all'interno di quello che è un vero e proprio combattimento senza esclusione di colpi.
I protagonisti sono Alice (una Maria Paiato sempre strepitosa soprattutto nei ruoli fortemente cinico-ironici come questo), Edgar (Franco Castellani, che interpreta il capitano nonché marito di Alice) e Kurt (Maurizio Donadoni, cugino e amante di Alice).
Il tema è una riflessione fortemente sarcastica e amara sull'istituto del matrimonio, legame nel quale - secondo gli autori - sono inevitabili frustrazioni e recriminazioni reciproche, qui espresse in modo spietato al punto da suscitare spesso un amaro sorriso.
Alice ed Edgar trascorrono la vita ad accusarsi reciprocamente della propria infelicità e a rinfacciarsi la propria pochezza, i propri difetti e alfine la propria inutilità. L'ingresso sul ring di Kurt sembra inizialmente apportare un tocco di umana compassione a questa dinamica perversa e senza esclusione di colpi, finché lo stesso Kurt, risucchiato nella tenzone tra Alice ed Edgar, rivela il suo vero volto di lestofante e manipolatore.
Nel rileggere Strindberg Dürrenmatt porta all'attenzione del pubblico quanto la vita familiare - nella totale innaturalità che la caratterizza - possa scatenare i sentimenti più beceri e gli istinti più bassi dell'individuo, producendo sul palco un effetto tra il comico e il drammatico.
Bella la prova degli attori.
Peccato per un teatro Eliseo semivuoto e con un pubblico mediamente piuttosto molesto che non ha contribuito a un'immersione piena nello spettacolo.
Voto: 3,5/5
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