Morte dei Marmi / Fabio Genovesi. Roma-Bari: Laterza, 2012.
Avevo già letto due libri di Genovesi, Chi manda le onde e Esche vive, che mi erano piaciuti entrambi moltissimo e che in momenti magari un po' faticosi o emotivamente pesanti della vita mi avevano rinfrancata, fatto fare qualche bella risata e anche allargato il cuore.
E così anche questa volta mi sono aggrappata a un suo libro, dopo le ultime faticose letture.
Morte dei Marmi, che non è propriamente un romanzo, bensì una specie di racconto semidocumentaristico e semiautobiografico di un luogo, una sorta di affresco personale di una cittadina e dei suoi abitanti, conferma le qualità di Genovesi come narratore, anzi meglio ancora affabulatore e raccontatore di storie.
La sua ironia e autoironia sono sempre apprezzabili e divertenti, e raccontano la realtà meglio di qualunque studio storico e/o sociologico.
Ovviamente, avendo io conosciuto Genovesi a partire dai libri più maturi e articolati (a dire la verità ho cominciato dall'ultimo e sto facendo il percorso a ritroso) questo libro mi è sembrato più sempliciotto e forse ho anche avuto qualche sensazione di deja vu, perché - quando ero andata a Padova alla presentazione del suo libro nell'ambito della Fiera delle parole - nella conversazione con la presentatrice e il pubblico lo scrittore aveva raccontato molte delle storie che sono presenti in questo volumetto.
Nonostante questo, leggere questo libro mi ha ancora una volta riconciliato con la lettura, risollevato da alcune pesantezze e ridato l'energia e la spinta per buttarmi in letture più impegnative.
Una vera pausa rigenerante. E di questo non posso che essere grata a Genovesi.
Voto: 3/5
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