Un testo di Stefano Massini (di cui avevo già visto a teatro 7 minuti) e l'interpretazione di Fabrizio Bentivoglio mi sono sembrati due motivi più che sufficienti per andare all'Eliseo a vedere L'ora di ricevimento (banlieu).
Siamo in una imprecisata banlieu francese, nella stanza ricevimenti di una scuola. La storia si svolge nel corso di un intero anno scolastico, scandito dal trascorrere delle stagioni testimoniate dall'albero visibile dietro la finestra, e vede protagonista un insegnante di francese, il professor Philippe Ardeche (interpretato appunto da Fabrizio Bentivoglio) nei suoi rapporti con allievi e genitori delle più diverse provenienze etniche, culturali e religiose.
Dopo il bel monologo di apertura in cui Philippe ci racconta la sua classe e ci spiega il perché di soprannomi che si ripetono anno dopo anno, assistiamo agli incontri - singoli o collettivi - con i genitori degli alunni che hanno per oggetto episodi specifici avvenuti in classe, la gita scolastica, i compiti assegnati, in un tentativo sempre più faticoso di far dialogare e mantenere in equilibrio mondi diversi.
I ragazzi sono assenti e vengono rievocati solo attraverso le parole del professore e quelle dei loro genitori, entrambi portatori di una propria visione del mondo e impegnati a comprendere - non sappiamo quanto efficacemente - questi ragazzi.
Il testo di Massini vede dunque alternarsi registri molto diversi che vanno dal drammatico al comico (come nella scena del supplente di matematica spernacchiato), e oscilla tra guizzi illuminanti e luoghi comuni (non necessariamente falsi), restando nel complesso piuttosto didascalico. Anche la scelta di questa ambientazione - pur interessante - appare in qualche misura un po' forzata, nel senso di non pienamente naturalistica per chi non è immerso in quel mondo, e rischia talvolta di trasformarsi in farsa, come nel caso della riunione in vista della gita scolastica.
La regia - come mi è già capitato di osservare con Michele Placido - risulta un po' piatta, e lascia la sensazione che la messa in scena non aggiunga granché al testo, se non per la recitazione sorniona e a tratti intensa di Bentivoglio.
In definitiva, uno spettacolo che non ha centrato pienamente le aspettative e mi ha lasciata con un po' di amaro in bocca.
Voto: 3/5
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