Il titolo di questo post non è solo un'esclamazione di stupore che potrebbe anche diventare più colorita, bensì anche il luogo dove quest'anno ho trascorso una parte delle vacanze natalizie. Tutto comincia il 31 gennaio, quando andiamo a ritirare l'auto a noleggio e, anche questa volta, per qualche motivo che non ci è ben chiaro allo stesso prezzo ci viene data un'auto di categoria superiore, ossia una fichissima Golf diesel.
Partiamo così alla volta dell'Aurelia (strada che alla fine del viaggio avremo percorso in su e in giù non si sa quante volte!) e in poco più di due ore arriviamo al nostro agriturismo, San Giusto, per il quale non abbiamo trovato indicazioni e che ha solo un cartello pochissimo visibile davanti alla stradina da cui ci sia arriva (cosicché senza il navigatore mi sa che non ci saremmo arrivati!). Siamo tra Montiano e Magliano in Toscana, dove andiamo la sera stessa per un primo, ottimo e abbondante aperitivo con Morellino di Scansano alla Cantina di Cecco. La sera ci attende il cenone alla tavolata unica con tutti gli ospiti, cucinato dalla signora che gestisce l’agriturismo e che è una vera forza della natura.
Il primo giorno è dedicato a una passeggiata alla Feniglia, la riserva naturale che occupa uno dei rami della laguna di Orbetello. Durante questa lunga passeggiata gli episodi memorabili saranno l’incontro con i daini (ne vediamo uno tra gli alberi e pensiamo che sia finto, imbalsamato, poi ci accorgiamo che si muove e si sprecano espressioni di meraviglia, salvo accorgersi poi che il parco ne è pieno e che si avvicinano tranquillamente alle persone per mangiare) e le sabbie mobili in cui finisco io per fare una foto bellissima (!) alla laguna (e mi dovranno tirare fuori a forza). In serata facciamo un giro a Montemerano, un caratteristico paesino medievale dove ci concediamo il secondo aperitivo della vacanza in un posticino gestito da una famiglia italo-tedesca.
La sera ceniamo al ristorante da Aurora, dove più di tutto apprezziamo una crema di burrata con alici di antipasto e una carne che chiamano “peposa” e che non è uno stracotto, ma un filetto alla griglia ricoperto di pepe: buonissimo!
Il 2 gennaio prima di accompagnare S. a Grosseto a prendere l’autobus per tornare a casa, facciamo un giro al parco della Maremma, nella zona di Marina di Alberese. È pieno di cavalli e di mucche con le cornone, nonché di alte pale a vento, che in certi momenti sembra davvero di stare in Texas. Al mare c’è una facciona fatta di sabbia lungo la riva e tantissimi rami sulla sabbia, alcuni dei quali sono stati usati per fare dei piccoli ripari. Ma eccoci a Grosseto dove, dopo un rapido giro in centro e un’occhiata alla bella cattedrale, siamo in stazione per la partenza di S.
Nel pomeriggio ci dirigiamo verso Roccatederighi. Ci fermiamo qualche chilometro prima del paese e imbocchiamo il sentiero per il castello di Sassoforte. La giornata è un po’ coperta, ma il bosco è molto bello soprattutto quando qualche raggio di sole sfuggito alle nuvole lo illumina di una luce dorata. Non arriviamo alle rovine del castello perché dopo un po’ che camminiamo sono stanca e, prima che io cominci a dare i numeri, decidiamo di tornare indietro. A Roccatederighi arriviamo esattamente all’ora del tramonto cosicché possiamo ammirare il sole che cala dietro l’orizzonte tra le nuvole, sedute sullo sperone di roccia che sta in fondo al centro storico, proprio dietro la chiesa e dove si è raccolto un piccolo gruppo di persone che, come noi, è venuto ad ammirare lo spettacolo.
La serata si conclude a Massa Marittima, dove sono abbacinata dalla bellezza della cattedrale e del centro storico e sarò conquistata dalla cucina dell’osteria slow food La tana dei brilli, un posto piccolissimo dove però mangiamo davvero molto bene.
Il giorno seguente il cielo è coperto, ma noi siamo decise ad andare alle terme di Petriolo, dove ci sono delle vasche di acqua sulfurea libere vicino al fiume. Superando la resistenza a togliersi cappotto e vestiti, ci mettiamo a mollo e la sensazione è così piacevole che non vorremmo più uscire. Per me era la prima volta di un’esperienza di questo tipo e sono rimasta davvero estasiata!
Una volta rivestite e rifocillate ci dirigiamo verso l’Abbazia di San Galgano (quella di cui sono rimaste le mura ma non il tetto) e l’Eremo di Montesiepi (dove c’è la spada piantata nella roccia da San Galgano appunto). Un posto magico e bellissimo dove faccio tantissime foto e dove passeggiamo a lungo nonostante l’aria gelida.
All’ora del tramonto torniamo a Massa Marittima a vedere la cattedrale illuminata dalla luce del sole, poi – distrutte – torniamo a cena al nostro agriturismo, dove la cucina della signora non ci fa rimpiangere osterie slow food e ristoranti Michelin.
Ed eccoci purtroppo già al penultimo giorno di vacanza. Siamo decise a portare a casa un po’ di vino, ma la Fattoria di Magliano di cui abbiamo assaggiato un ottimo rosso è chiusa! Per fortuna che negli scorsi giorni avevamo già comprato un po’ di formaggi e salumi a Massa Marittima!
In questa giornata decidiamo di esplorare meglio la zona di Orbetello, innanzitutto l’oasi del Lago di Burano che nel tardo pomeriggio si accende di una luce speciale ed è popolata da tantissimi uccelli, poi la laguna di Orbetello passandoci in mezzo attraverso il paese di Orbetello, infine Porto Ercole e Capalbio, dove però non c’è praticamente nessuno (evidentemente posto gettonato solo d’estate).
La sera facciamo la nostra cena di pesce al ristorante Il cavaliere ad Orbetello scalo dove mangiamo tanto e bene spendendo il giusto e, al ritorno, i due carabinieri che ci fermano molto opportunamente ci lasciano andare senza farci l’alcol-test ;-)
L’ultimo giorno prima di partire riusciamo finalmente a fare scorta di vino a Magliano, dove un alimentari ha una buona selezione di vini locali (compresi quelli della Fattoria di Magliano), poi dopo aver fatto ancora su e giù per queste magnifiche colline dai colori sorprendenti salutiamo i nostri ospiti (non senza aver comprato dell’olio e delle marmellate) e ci dirigiamo verso casa.
Anche la vacanzina invernale di quest’anno è finita.
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