Premessa: ho visto lo spettacolo in condizioni penose. Poco prima avevo avuto il primo attacco di quello che sarebbe stato un violentissimo virus gastrointestinale, che mi ha costretto ad una piccola pausa anche a metà dello spettacolo.
Inoltre, dopo 5 minuti dall’inizio, mi sono resa conto che tanto tempo fa l’avevo già visto, forse sempre al Teatro Vittoria e con un allestimento molto simile.
Eh sì, perché questa commedia di Michael Frayn è stata scritta nel 1982 e portata in scena in Italia la prima volta nel 1983. Quindi siamo a oltre trent’anni di repliche, il che la dice lunga sulla qualità di questo testo, sulla sua longevità e sul successo che ha avuto.
Dunque, pur in condizioni penose e pur avendolo già visto, devo dire che sono comunque riuscita ad apprezzare lo stesso la visione e mi sono fatta qualche risata febbricitante.
Rumori fuori scena è una commedia in tre atti e racconta di una sgangherata compagnia teatrale che porta in scena uno spettacolo, dovendo affrontare una serie di difficoltà organizzative nonché le conseguenze delle dinamiche relazionali tra gli attori. I personaggi sono Dotty (nello spettacolo La signora Clackett), Garry (nello spettacolo Roger), Brooke (nello spettacolo Vicky), Frederick (nello spettacolo Philip Brent e Lo Sceicco), Belinda (nello spettacolo Flavia Brent), Selsdon Mowbray (nello spettacolo Lo Scassinatore), Lloyd Dallas, il regista, Tim, direttore di scena, e Poppy, assistente di scena.
Il primo atto è la prova generale della commedia; si svolge a tarda notte e va avanti faticosamente a causa del fatto che ci sono attori insicuri (come Frederick), indisciplinati (come Selsdon) o incapaci (come Vicky). A poco a poco emergono anche i rapporti tra di loro, per esempio il fatto che Lloyd, il regista, ha una storia con Brooke e per questo suscita la gelosia di Poppy che pure ha avuto una storia con lui, mentre Garry sta con Dotty ma è estremamente geloso, in particolare di Frederick che considera suo rivale.
Nel secondo atto lo spettacolo è in scena ma noi vediamo il dietro le quinte, dove le tensioni tra Lloyd e Poppy, e quelle tra Garry e Frederick si fanno via via più intense finendo per coinvolgere tutti gli altri membri della compagnia e condizionando il buon esito dello spettacolo.
Il terzo atto è un’ulteriore messa in scena della commedia e questa volta lo spettatore vede quello che accade sul proscenio, dove però a poco a poco risulta evidente che ormai i rapporti tra i membri della compagnia sono ormai trascesi al punto tale da creare una serie di esilaranti situazioni in scena che culmineranno in un liberatorio finale di massima confusione.
Il testo di questa commedia è un meccanismo ad orologeria perfetto che certamente richiede – per la sua buona riuscita – una straordinaria capacità degli attori di mantenere sempre il ritmo e di entrare e uscire dai doppi personaggi che interpretano con grande maestria, in un crescendo di gag che trascina lo spettatore all’applauso finale.
La compagnia Attori & Tecnici che lo porta in scena dimostra di essere perfettamente collaudata su questo testo e – dopo molti anni di messa in scena – riesce ancora a trasmettere freschezza alla rappresentazione.
Un unico appunto: personalmente non amo molto gli adattamenti del testo al contesto. In questo caso ad esempio trovo che stoni un po’ avere personaggi con nomi inglesi e poi parlare di luoghi italiani o fare riferimento a cose che in qualche modo sono più vicini alla nostra cultura e comprensione, anche se ne capisco le motivazioni.
Ciò detto, e nonostante tutto, ho apprezzato molto e mi pare anche il pubblico tutto – e sempre numeroso – in sala.
Voto: 3,5/5
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