La rabbia / Bambi Kramer; Filosa e Noce; Hurricane; Nomisake e Trapani; Ratigher; Sonno; Tso e Primosig; Zerocalcare; a cura di Valerio Bindi e Luca Raffaelli. Torino: Einaudi, 2016.
La rabbia è una raccolta di racconti a fumetti realizzati da vari esponenti del mondo del fumetto underground, quello che si riunisce intorno al festival autorganizzato Crack! che si svolge al Forte Prenestino, il centro sociale occupato della zona est di Roma.
Il tema è quello dichiarato nel titolo della raccolta, ed è affidato a un gruppo di ragazzi che sono nati tra il 1978 e il 1992 e dunque appartengono a quella generazione senza futuro per cui la rabbia non si è mai trasformata in azione collettiva, bensì si è espressa spesso in frustrazione individuale e crisi di identità.
Per quanto mi riguarda mi sono accostata a questo lavoro principalmente attirata dalla presenza di Zerocalcare, il cui contributo dal titolo Così passi dalla parte del torto in questa raccolta è divertente e tagliente come al solito, ma devo dire che sono rimasta alquanto spiazzata di fronte alle altre storie che compongono il libro: Hordak 128 di Ratigher, krash di Bambi Kramer, Almeno un’ora in più di Annalisa Trapani e Laura Nomisake, Torrespaccata di Vincenzo Filosa e Giusy Noce, Ballate in ritardo di Sonno, Oggetti smarriti di Federico Primosig e Simone Tso, L’attesa di Hurricane. Il tutto si chiude con un breve commento a fumetti di uno dei curatori della raccolta, Valerio Bindi.
Le storie che mi sono piaciute di più, oltre a Zerocalcare, sono quella di Ratigher e quella di Hurricane, ma forse sono soltanto quelle che ho capito di più perché più vicine all’impianto narrativo mainstream dei graphic novel. Gli altri racconti o non hanno affatto un impianto narrativo, come nel caso di Bambi Kramer, oppure ce l’hanno ma oscilla tra il realistico e l’onirico, come nel caso di Filosa e Noce e di Sonno, ovvero tra il realistico e il concettuale come per Trapani/Nomisake e Primosig/Tso.
Io che non sono abituata a lasciarmi andare alla forza comunicativa dei disegni e al flusso insensato delle parole ho fatto molta fatica a entrare nello spirito di alcune di queste storie, e in diversi casi non ci sono entrata affatto. Eppure la mia esperienza di lettura di questa raccolta è stata alla fine molto positiva, perché mi ha esposto a quella che potrei chiamare la natura “primordiale” del fumetto, la sua dimensione di strumento espressivo prima ancora che narrativo, più vicino per certi versi all’arte dei murales o alla poesia che ai romanzi. E ho compreso così tutto il potenziale creativo che c’è in questo ambiente e che in qualche modo è indipendente dal desiderio di essere compresi e riconosciuti.
In fondo non c’è niente che possa esprimere meglio di questo fumetto underground la rabbia di questa generazione abbandonata, di cui nessuno si sforza di comprendere le aspirazioni e i desideri, e che proprio per questo si rinchiude su stessa in modalità espressive che a prima vista risultano involute, ma lo sono solo per chi non ha cuore e sensibilità per comprendere.
Voto: 3/5
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!