Uomini nudi / Alicia Giménez-Bartlett; trad. di Maria Nicols. Palermo: Sellerio, 2016.
Avevo letto tempo fa Riti di morte, uno dei gialli di Alicia Giménez-Bartlett con protagonista l’investigatrice Petra Delicado e non ne ero stata conquistata.
Quest’anno decido di provarci con un nuovo romanzo, non un giallo , bensì – come lo definisce la quarta di copertina – una “commedia umana” ambientata in Spagna ai giorni nostri, sotto l’ombra pesante della crisi economica.
I protagonisti sono quattro: Irene, alta borghese lasciata dal marito per una donna più giovane, erede dell’azienda paterna ormai in crisi, ancora prigioniera delle aspettative del padre morto; Genoveva, una cinquantenne separata che vive con l’assegno del marito e ha come unica missione quella di godersi l’esistenza tra shopping, massaggi, spettacoli e sesso a pagamento; Javier, un professore di letteratura di liceo che viene licenziato dalla scuola di suore dove lavora e deve reinventarsi una vita e un senso; Ivan, un ragazzo dal passato difficile che vive facendo lo strip-tease e offrendo sesso a pagamento a signore ricche e annoiate.
Questi quattro personaggi apparentemente senza nessun legame finiranno per intessere relazioni complesse e sempre più intricate.
Il libro della Giménez-Bartlett inizia con un tono leggero, per quanto si muova all’interno della fosca atmosfera della crisi economica, che in qualche modo mette in crisi anche il sistema dei valori e tira fuori il meglio e il peggio delle persone in una lotta per la sopravvivenza fisica e psicologica che non ammette debolezze.
L’autrice porta alla luce, pagina dopo pagina, le durezze e le fragilità di ciascuno, scoperchiando in particolare la superficialità degli equilibri dei personaggi più colti e più integrati.
Nella nuova giungla della crisi sociale ed economica che attraversiamo, paradossalmente i personaggi più marginali ed estremi, meno integrati e quasi borderline appaiono più attrezzati per passare indenni nelle difficoltà, rimanendo fedeli ai loro – pur semplici – sistemi di valori, mentre emerge senza pietà l’ipocrisia e l’inconsistenza dei modelli borghesi plasmati su un equilibrio in buona parte artificiale.
Non che quello della Giménez-Bartlett sia un trattato sociologico, né un romanzo dalle grandi ambizioni letterarie, però Uomini nudi, pur essendo perfetto come lettura estiva, ha un suo spessore e dignità, fatta la tara rispetto a qualche ridondanza di troppo.
L’aspetto che personalmente mi ha intrigato di più è lo stile scelto dalla scrittrice, che alterna dialoghi e monologhi interiori, spostandosi continuamente da un personaggio all’altro senza soluzione di continuità, cioè come se ci facesse vedere i “fumetti” nelle loro teste ma senza avvisarci quando lo sguardo passa dall’uno all’altro e dunque lasciando al lettore il piacere di questo transito, che è a volte silenzioso, altre volte fragoroso.
Voto: 3,5/5
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