Riparare i viventi / Maylis De Kerangal; trad. di Maria Baiocchi con Alessia Piovanello. Milano: Feltrinelli, 2015.
Simon Limbres è un ragazzo di 19 anni, appassionato di surf. Una mattina qualunque si sveglia all'alba per andare a fare una sessione di surf insieme a due suoi amici. Sulla strada del ritorno, forse per un colpo di sonno del ragazzo alla guida, il pulmino finisce contro un palo e Simon - che è l'unico inevitabilmente senza cintura perché seduto al centro nei sedili davanti del pulmino - muore nell'incidente.
Morte cerebrale. Il cuore batte ancora. Quel cuore di Simon la cui descrizione riempie le prime due pagine del libro.
Qui comincia il racconto magistrale e potente di Maylis De Kerangal.
Dal momento della morte cerebrale di Simon il tempo segue un ritmo che niente ha a che fare con il tempo segnato dagli orologi. Si muove come un'onda, quella stessa onda che Simon cercava con il suo surf.
E dunque a volte si dilata, rallenta fino a infilarsi nelle pieghe dei pensieri di chi deve fare i conti con un dolore inimmaginabile, altre volte accelera nelle azioni di chi deve provare a dare agli organi di Simon una nuova vita, e così questo tempo risucchia dentro di sé tutto il mondo che per motivi diversi ruota intorno a questo corpo, in cui il rapporto tra la vita e la morte va al di là di quello che la nostra percezione ed esperienza è in grado di accettare e comprendere: i genitori di Simon, che non hanno nemmeno il tempo di piangere la morte del loro figlio e che devono decidere se autorizzare l'espianto degli organi, i due medici dell'ospedale che devono gestire la delicata interazione con i genitori sapendo di avere poco tempo a disposizione, ma anche di dover rispettare il dolore di queste persone, l'anestesista e le infermiere, nelle cui teste si mescolano pensieri e preoccupazioni della vita privata con la tensione di un lavoro delicato, la fidanzata di Simon, le equipe di medici degli ospedali interessati agli organi e le loro vite personali improvvisamente interrotte da un'urgenza che non può attendere, la donna malata di cuore che aspetta il trapianto e che sarà destinataria del cuore di Simon.
Maylis De Kerangal ci racconta con un ritmo e un linguaggio epici - quasi come se fossimo in una tragedia classica - questo tempo e queste persone che si avvolgono, si mescolano, esplodono, si acquietano come un'onda destinata a tornare alla vita del mare solo nel momento in cui il cuore di Simon riprende a battere nel corpo di Claire. Un racconto, quello della De Kerangal, che è un viaggio dalla vita alla morte per tornare alla fine alla vita, un racconto di dolore infinito, ma anche di straordinaria speranza, che al contempo desacralizza il corpo e ne rispetta la sacralità, puntando alla continuità della vita; quella vita che solo simbolicamente è trasportata in un cuore che prima batte in una vita che non c'è più e che - dopo un attimo di silenzio - torna a battere in una vita che non si è mai interrotta.
Voto: 4/5
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