Ed eccomi al mio secondo appuntamento con la retrospettiva dedicata a Xavier Dolan nel cinema all'aperto di piazza San Cosimato organizzato dai ragazzi del Cinema America.
Stessa trafila dell'altro martedì; arrivo in anticipo, mangio qualcosa nei dintorni e stavolta alle 20 sono già seduta e ho già occupato un posto per F. che arriva un pochino più tardi.
Il film dura 2h e 40 e temo di non farcela a tenere gli occhi aperti fino alla fine, ma in realtà Laurence Anyways conferma la grande capacità del regista canadese di catturare l'attenzione dello spettatore, trascinandolo dentro il film senza mollarlo fino alla scena finale.
La storia raccontata in Laurence Anyways è quella di Laurence (Melvil Poupaud) e della sua compagna Fred (Suzanne Clément). Nel giorno del suo 35° compleanno Laurence confessa a Fred il suo desiderio, a lungo represso, di diventare una donna. All'interno di un rapporto di grande intensità e connessione quale è quello tra Laurence e Fred, questa rivelazione è come una bomba che frantuma tutti gli equilibri, sebbene Fred decida - dopo un momento di grande crisi - di stare accanto al suo compagno.
I due dovranno affrontare, nell'ordine, le famiglie (la reazione della madre anaffettiva di Laurence, l'incomprensione della sorella di Fred); il mondo del lavoro (Laurence è un insegnante di scuola superiore e dunque si espone alle preoccupazioni e alle critiche di colleghi, genitori e studenti); la società (appena comincia a vestirsi da donna Laurence dovrà fare i conti con gli sguardi e la riprovazione, fino alla molestia e alla violenza, del mondo esterno nella sua nuova condizione che in un attimo lo ha trasformato da "integrato" a "emarginato").
All'interno del caos che investe la sua esistenza, il punto centrale della storia raccontata da Dolan è però il rapporto tra due persone che si amano, e si amano di un amore intenso e profondissimo, e la tensione insanabile tra la necessità ineludibile di essere se stessi e di cercare la propria strada (necessità che è di Laurence, ma è anche di Fred) e il valore e il significato che questo legame dà alla vita di ciascuno di loro.
Man mano che la storia va avanti, vediamo srotolarsi davanti a noi gli innumerevoli tentativi di Laurence e Fred di tenere in piedi l'amore che li unisce, ma anche il rispetto del percorso e dell'identità individuali, e man mano prendiamo coscienza insieme ai protagonisti dell'impossibilità di una conciliazione, dell'inevitabilità della scelta. Non c'è strada che non comporti una perdita, che si tratti della perdita di un legame importante che definisce queste due persone o la perdita della propria identità individuale.
Rispetto a Les amours imaginaires, Xavier Dolan - pur non rinunciando ad alcune delle invenzioni stilistiche che sono una delle cifre caratterizzanti del suo cinema (l'uso dei filtri colorati, della musica e del ralenti, spesso combinati; le sequenze oniriche e/o surreali che traducono in immagini gli stati d'animo; l'ossessione per la composizione visiva dell'inquadratura) - realizza un maggiore equilibrio tra la forma del suo cinema e la sostanza della narrazione, senza far quasi mai prevalere l'uno sull'altro.
Questa compattezza conferisce al film una grande potenza, che si sfilaccia solo nelle sequenze relative ad alcuni personaggi "secondari", e che imprime nelle viscere dello spettatore il dissidio insanabile di queste due persone e trasmette - come in altri film di Dolan - la tragica ironia per cui la complessità e la consapevolezza dell'essere umano sono al contempo strumenti di una straordinaria possibilità espansiva ma anche precondizione di una felicità mai piena e completa.
Voto: 4/5
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