La settima onda / Stella Duffy; trad. di Fabio Zucchella. Venezia, Marsilio, 2003.
Anche questa serie di gialli giaceva da anni sui miei scaffali romani - o forse prima ancora bolognesi - in parte come risultato di alcuni acquisti, in parte di regali ricevuti. Varie volte mi aveva incuriosita la lettura di questa giallista che ho ascoltato spesso nei programmi radio della BBC con il suo bell'accento inglese, ma alla fine - e sinceramente non so bene perché, ma con i libri mi capita - ho sempre desistito.
E invece questa volta, complici la necessità di fare una breve pausa da Carofiglio, la scarsa offerta della mia libreria personale di Bruxelles e una lunghissima attesa all'aeroporto di Charleroi, che non è esattamente un posto che offra molti svaghi, ho iniziato e finito in tre giorni il secondo romanzo della serie dell'investigatrice Saz Martin (eh, sì, perché mi sa che non possiedo il primo Calendar girl, oppure mi sbaglio e non possiedo il successivo Beneath the blonde. Che confusione mentale quando si hanno due case, nessuna delle quali realmente propria!!!).
Saz è decisamente un personaggio simpatico e interessante. Dichiaratamente gay e da tempo single, ma finalmente impegnata in una storia che ha tutta la parvenza di essere seria, quella con l'affascinante medico Molly. La sottotrama che racconta il rapporto tra le due, le loro gelosie, i piccoli romanticismi, il loro mondo di amicizie e così via è certamente divertente e sicuramente originale nel panorama del giallo. A dire la verità, non si tratta propriamente di gialli, visto che di fatto chi sia il cattivo in fondo lo si sa fin dal primo momento, sebbene la trama mescoli le carte in tavola e aggiunga elementi per rendere più interessante e avvincente il tutto.
La vicenda del dottor Max Northwell e del cosiddetto Processo da lui inventato per stimolare nei "pazienti" una forma di consapevolezza delle proprie problematiche psicologiche e superarle, la sua ossessione per il successo di questa impresa e tutte le conseguenze che questo scatenerà, l'ambientazione tra Londra e San Francisco, l'ironia di fondo che punteggia il racconto rendono certamente la lettura non solo scorrevole, ma del tutto gradevole.
Certo, non si tratta di un capolavoro e non apre dei mondi. Non ispira, come a volte è in grado di fare Carofiglio, non sorprende con una scrittura illuminante, ma si fa leggere e può certamente essere un'ottima lettura estiva capace di non sollevare sensi di colpa come quando l'abbrutimento vacanziero ci spinge alla lettura di squallide riviste o pessimi remainders rimediati chissà dove. Quantomeno Stella Duffy è garanzia di un buon livello qualitativo di letteratura, senza essere per questo noiosa.
Non escludo di continuare la lettura della saga di Saz Martin. Ma ora mi concederò una pausa dal giallo. Ho quasi finito di leggere un fumetto che mi e' stato regalato (presto la recensione!) e contemporaneamente sto leggendo un romanzo classico di Sandor Marai. Certo, non v'è dubbio che Bruxelles mi ispiri la lettura (chissà come mai ;-), un po' meno il cinema, sebbene abbia in sospeso due richieste di recensioni a film da parte di affezionati lettori che conto di soddisfare presto!
Voto: 3/5
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