No, non è la recensione al libro di Quim Monzó che vedete qui accanto. A dire la verità è un libro che possiedo dai tempi dell'università; forse addirittura qualcuno me l'aveva prestato e non regalato (e mi sembra anche di ricordare chi), ma non l'ho mai restituito (!!!). E soprattutto, quel che è peggio, è che non l'ho mai letto!
Però il titolo mi è rimasto impresso e mi è tornato in mente quando, qualche giorno fa, qualcuno mi diceva che nelle mie recensioni c'è sempre una nota positiva, un occhio condiscendente su qualunque cosa io decida di trattare: libri, film, spettacoli teatrali.
Sì, in parte è vero. Ma forse devo ai miei lettori anche una spiegazione sulla "filosofia" che c'è dietro questo blog, che è poi il risultato della mia un po' bizzarra forma mentis. Diciamo che in qualche modo opero una selezione a monte, qualcuno potrebbe dire una censura (che certo non è proprio bello per una bibliotecaria). E forse proprio per questo devo spiegare perché e come.
In pratica, oltre alle cose che vedete qui recensite, ce ne sono altre che leggo, vedo e cui partecipo, ma che non incontrano il mio interesse, la mia attenzione. Film che non mi sono piaciuti, libri che non mi hanno detto nulla, viaggi che non mi hanno regalato vere e profonde emozioni, e così via. E su questi non ho nessuna voglia di scrivere un post: a dire la verità, non saprei proprio cosa dire, se non vuote parole già lette mille volte.
Lo so che i veri recensori si valutano dalle loro stroncature piuttosto che da tutto il resto, ma io posso parlare di una cosa che non mi è piaciuta solo se mi ha colpito per qualche motivo. E se mi ha colpito vuol dire che in qualche modo ci ho trovato qualcosa di significativo per me. E, dunque, in fondo mi è piaciuta!
Insomma, lo so, sono un po' contorta. Però era solo - in conclusione - per dire che in questo blog non troverete cose che mi sono scivolate addosso, che mi hanno lasciato totalmente indifferente e che, dunque, non ho voglia di portare né alla vostra né alla mia attenzione. Esattamente quello che mi capita con la fotografia. Ciò che ho intorno mi deve ispirare in qualche modo, per la sua bellezza, o la sua bruttezza, o l'emozione che mi comunica.
E quindi, se decido di parlare di qualcosa, dovrà pur esserci qualcosa di significativo per me, qualcosa per cui valga la pena spendere qualche minuto del mio tempo e utilizzare queste consunte parole.
Perché, "tutto sommato", niente è ideale, ma è fondamentale cercare un valore in ogni cosa che si fa. E poi, se proprio non lo si trova, in fondo basta far finta di niente. Proprio come faccio io (almeno nel blog!).
Ad ogni modo ti consiglio di leggerlo, io ne ho letto un solo racconto, all'università pure io e mi ha impressionato per lo stile di scrittura. Da quello che scrivi riguardo al tuo modo di recensire mi fai pensare a Mollica (e secondo me è un complimento). Detto questo, da oggi hai un nuovo lettore :p
RispondiEliminaHai ragione. Lo leggerò.
RispondiEliminaRiguardo a Mollica, lo prendo come un complimento. Devo dire che un tempo mi piaceva, poi è davvero diventato troppo troppo buonista... Spero di non fare la stessa fine! ;-)