Beh, come spesso mi accade, il contesto conta... Eccome se conta.
E Draquila non l'ho visto in un piccolo cinema romano indipendente, ma - udite udite! - in uno degli emicicli della sede del Parlamento europeo a Bruxelles, nel palazzo Paul-Henri Spaak. Con tanto di presenza della regista, Sabina Guzzanti in abito da sera scollato color porpora (nonché di alcuni parlamentari europei, tra cui l'organizzatrice - insieme a Rosario Crocetta - Sonia Alfano), e di dibattito alla fine della proiezione. Per di più ho avuto il privilegio di vederlo in compagnia di uno di quegli incontri speciali, che - chissà - magari ti cambiano la vita!
Insomma, non mi sarei persa questa proiezione per nulla al mondo, tanto che ho affrontato e lottato, a colpi di antibiotici, il mio streptococco alla gola che mi aveva abbattuto a letto nei due giorni precedenti.
Certo, va pure raccontata la premessa... Arriviamo circa un quarto d'ora prima dell'inizio. La sala è già piena, tutti i posti a sedere sono presi e i giovanotti della sicurezza alle porte non fanno entrare più nessuno, più o meno, perché anche qui vale la legge del più forte. Così, stiamo già pensando al piano B: un film al cinema sotto casa, cena fuori e una birretta in zona Saint-Boniface. Ma penso che in fondo l'iniziativa è italiana e la maggior parte della gente all'interno è italiana, così come quella all'esterno... e quindi nessuno demorderà e alla fine una soluzione/non soluzione alla maniera nostra si troverà.
E infatti - e proprio quando l'incontro speciale è andato ad una lussuosa toilette del Parlamento, ma ha sbagliato uscita e sembra non riuscire più a tornare indietro -, allo spegnersi delle luci per l'inizio del film, qualcuno dall'interno fa pressioni sugli uomini della sicurezza. Ed eccoci tutti dentro, seduti sui gradini, bivaccanti qua e là, ma felici! Ogni tanto essere italiani e sapere come siamo fatti aiuta... ;-))
Insomma, il film inizia, e questa platea composta prevalentemente di giovani italiani espatriati e un piccolo nugolo di stranieri incuriositi da questo italico fenomeno ascolta e guarda a tratti assorta e silenziosa, altre volte scoppia in fragorose risate. Alla fine però tutti quanti in qualche modo abbiamo l'impressione di aver assistito a un film dell'orrore. E Sabina porta a casa un lungo applauso con annessa standing ovation. Del resto, è lo stile della Sabina nazionale, donna dotata di un'intelligenza e di un senso dell'umorismo che formano un mix del tutto particolare ed affascinante, regista, comica e attrice capace di farci ridere fino alle lacrime, ma anche di farci riflettere in maniera mai superficiale.
Ovviamente anche qui il film e l'iniziativa di organizzarne la visione all'interno del Parlamento europeo hanno suscitato polemiche. La mattina è stata scandita da comunicati stampa e prese di posizione. La proiezione è disertata da tutta una parte politica. Insomma, le dinamiche interne, quelle a cui siamo abituati nella nostra Italietta, si ripetono anche qua, non appena si ricompongono gli schieramenti. E chissà se questo pubblico di giovani di belle speranze e - si spera - anche viva intelligenza rappresenta davvero una speranza di futuro, un'alternativa su cui è possibile puntare, oppure una generazione di disillusi e cinici, senza alcuna voglia di lottare!
Che dire del film? Certamente è ben fatto. A tratti meglio di Michael Moore, perché evita - di solito - di raggiungere i suoi scopi attraverso delle provocazioni. Per il resto, è chiaro che è un film di fronte al quale si finisce per schierarsi pro o contro, come nell'Italia di oggi. Spero solo che serva a qualcosa. A qualcuno.
Voto: 4/5
P.S. Comunque, la cena post-cinema nel quartiere Saint-Boniface non ce la si è fatta mancare, con tanto di frites, di piatti unici di carne e pesce con le immancabili salse e birra dal curioso palato di banana. E poi altro localino e digestivo per chiudere la serata in bellezza, dopo la fregatura che il destino mi aveva riservato per la sera del mio compleanno (abbattuta a letto con 39 di febbre!!)
Hai ragione. Draquila è proprio un film dell'orrore. Ma non trovi anche tu che quel vecchio professore aquilano, che da solo ha lottato per rimanere nella sua casa in mezzo alle macerie, sia un bellissimo esempio di resistenza?
RispondiEliminaIl professore aquilano e il suo racconto su questa forza misteriosa che lo ha tenuto nella sua casa nel centro della città abbandonata mi sono sembrati commoventi e - hai ragione tu - mi hanno dato davvero l'idea di cosa significa resistere. Senza tanti proclami e ideologie.
RispondiElimina...e aggiungerei dell'altro a proposito di orrore. Cosa dire di quel "fortunato" aquilano così soddisfatto della sua nuova casa corredata di tutto (ma proprio tutto!)che tiene tra le mani quasi come un sacro graal quel portaghiaccio plurigriffato, e che non osa adoperarlo nel timore che un giorno lo rivogliano indietro assieme a tutto il resto (casa inclusa)?
RispondiEliminaMara
- non vengo bene come anonima :-)
Intanto ciao Mara! Direi molto meglio parlare almeno con un nome, piuttosto che con "anonima". D'accordo con te. La sequenza delle case perfette, bellissime e superaccessoriate, ma dove non si può mettere neppure un chiodo e dove - come dice un'altra signora - mi sento ospite e dunque a disagio, è veramente raccapricciante...
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