La cosa più sorprendente di questo film è certamente il fatto che il regista, Fatih Akin, sia riuscito a proporci una commedia brillante dopo averci toccato con un film di un'intensità drammatica notevole come La sposa turca. La capacità di passare da un registro comunicativo ad un altro significativamente diverso mi pare una caratteristica che non molti posseggono e, dunque, va ascritto a merito del regista di origine turca.
Il secondo dato che mi piace sottolineare di questo film è il modo in cui viene rappresentata una generazione, quella tra i 30 e i 40 anni (e oltre): non disorientata, disillusa, affettivamente instabile, depressa e lamentosa, come sarebbe accaduto in quasi qualunque corrispondente film italiano (ogni riferimento è puramente casuale...), ma dotata - nonostante alcuni infantilismi - di una energia vitale, di sogni e di una prospettiva di vita che affronta con forza anche le inevitabili disavventure dell'esistenza e i processi sociali degenerativi in corso.
Bello anche il modo in cui si parla - o meglio non si parla - di integrazione. Protagonisti del film sono due fratelli di origine greca, Zinos (Adam Bousdoukos) e Illias (Moritz Bleibtreu), che vivono ad Amburgo. Tutto lascia immaginare che siano immigrati di prima generazione, visto che quando parlano dei loro genitori la sensazione è che vivano lontano. Eppure il tema dell'integrazione resta sullo sfondo; il problema di Zinos e Illias non sembra essere quello di non essere tedeschi, ma quello di avere pochi soldi, lavori precari o poca voglia di lavorare. Zinos ha addirittura una fidanzata dall'aspetto molto tedesco, Nadine (Anna Bederke), sebbene finirà per innamorarsi della fisioterapista Anna (Dorka Gryllus) che tanto tedesca non sembra. Ma le differenze razziali e culturali in qualche modo sono soltanto dettagli e i protagonisti del film, qualunque colore della pelle o tratto somatico abbiano, appaiono perfettamente a loro agio nella grigia e fredda Amburgo.
Tutto ciò detto e pur confermando che si tratta di un film gradevolissimo, con una splendida colonna sonora, un divertente omaggio all'alta cucina e un'ottima sceneggiatura, non condivido le critiche entusiastiche che ne sono state fatte. Sinceramente mi meraviglia anche il Premio speciale della giuria che gli è stato conferito a Venezia.
Ormai di film di questo tenore, soprattutto provenienti dall'area europea o da certo cinema indipendente americano, secondo me ne abbiamo visti diversi e la sensazione è di non trovarsi di fronte a un prodotto così originale.
E, infine, devo assolutamente fare un appello a chi realizza i trailer: non è possibile che, nel caso di film come questi, il trailer faccia vedere le scene migliori e le migliori battute, perché secondo me crea un'aspettativa eccessiva penalizzando il film stesso. Ma, d'altra parte, si sa: i trailer servono a far andare la gente al cinema, poi quello che ne pensa una volta uscito interessa a pochi...
Voto: 3/5
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