La storia di questo film è piuttosto semplice da raccontare. In una cittadina della Piccardia, una regione della Francia settentrionale molto vicina al Belgio, una fabbrica viene chiusa all'improvviso lasciando tutte le dipendenti in mezzo a una strada. Una gruppo decide di utilizzare i soldi dell'indennizzo per assoldare un killer professionista allo scopo di uccidere il manager che le ha fatte licenziare. Si incarica di trovare il killer Louise (Yolande Moreau), un donnone dai modi piuttosto brutali, che per una serie di circostanze finisce per rivolgersi al più improbabile degli assassini, Michel (Bouli Lanners).
Ma non vi aspettate un film realistico, nè una tipica commedia francese di denuncia sociale, nè un drammatico film di attualità.
Louise-Michel è un film che viaggia sui binari del surreale e del grottesco, la cui cinica ironia ha una chiara ascendenza nordica, rimescolata - come giustamente ha osservato il mio amico M. - in chiave almodovariana.
In questo film tutto è realizzato per spiazzare, dall'antefatto iniziale privo di un reale collegamento narrativo con il resto del film, alla scelta di temi tutti politicamente scorretti: la confusione di genere e lo scambio dei ruoli sessuali, malati terminali al servizio delle peggiori efferatezze, lo sfruttamento degli immigrati, la ridicolizzazione delle mode biologiche, le ipotesi di complotto e le teorie cospirative in bocca a un pazzo, la perdita di senso della morte, la parodia della guerra.
Il cattivo gusto impera sovrano, ma su tutto questo si riesce a ridere di gusto quasi dall'inizio alla fine del film.
I due protagonisti sono due ridicoli antieroi da tutti i punti di vista. Louise - come qualcuno ha ben detto - è la personificazione di Fiona, l'orchessa compagna di Shrek, brutta, greve e cinica come forse non si era mai visto al cinema. Michel è patetico e vigliacco nella maniera peggiore che si possa immaginare. Eppure entrambi i personaggi ci catturano e finiscono per ispirarci tenerezza e per farci sentire dalla loro parte.
E in questo delirante collage di cinico, surreale, grottesco e politicamente scorretto passano tante verità che un cinema più didascalico non sarebbe mai in grado di veicolare.
Una menzione particolare alle musica e soprattutto alla fotografia. Era davvero molto tempo che non vedevo così tante straordinarie inquadrature in un unico film che pure non dispone di paesaggi mozzafiato e di attori di belle fattezze, a dimostrazione che la fotografia può rendere soggettivamente poetico anche il più prosaico dei mondi.
E se a fine film vi chiederete chi è la Louise Michel di cui vi viene mostrata la foto sbiadita alla fine del film la risposta la trovate qui.
Infine, se lo andate a vedere, abbiate pazienza e aspettate fino all'ultimo dei titoli di coda, perché il film vi riserverà una piccola sorpresa.
Non posso dirvi altro perché il film contiene molto di inspiegabile e inspiegato e molto che trova spiegazione ma che, proprio per questo, non sarebbe giusto rivelarvi.
Voto: 4/5
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