Le tre scimmie sul manifesto e il riferimento al film Borat con cui questo condivide il regista, Larry Charles, lì per lì mi avevano convinto a non andarlo a vedere. Personalmente non amo la comicità demenziale, anche quando tale stile viene utilizzato per dire cose intelligenti, perché le mi barriere formali sono tali da impedirmi di ridere.
E invece poi, spinta da un amico, mi sono fatta convincere ad andarlo a vedere, non prima di aver fatto un giro in rete e aver verificato che il film, a detta di critici e pubblico, è molto meno stupido di quanto non appaia a prima vista. Ed effettivamente così è.
Intanto il titolo del film. Avevo visto già da settimane i manifesti in giro per Roma e avevo sempre letto Religious, mentre mi sono accorta solo qualche giorno fa che il titolo è Religiolus, frutto della fusione di Religious e Ridicolous. Il titolo già svela l’approccio e definisce senza ipocrisia il punto di vista del film.
Si tratta di un’inchiesta semiseria, un po' alla maniera di Michael Moore, con base negli Stati Uniti, sulle religioni, sui loro dogmi, sui loro precetti e sull’impatto che hanno sui comportamenti della gente. Le religioni passate in rassegna sono tante, dalle grandi religioni monoteiste, il cristianesimo, l’ebraismo, l’islamismo, alle religioni minori, come scientology, i mormoni, nonché alcune sette americane.
Dopo averlo visto, comprendo perché in Italia è passato quasi sotto silenzio, perché ha sofferto di un’assenza o di una distorsione della campagna pubblicitaria, perché a Roma solo poche sale l’hanno messo in programmazione, perché rapidamente sta uscendo dal circuito, perché si sia sviluppata una campagna contro, rimbalzata criticamente su molti blog e giornali.
Con un tono tra il serio e il faceto, il conduttore dell’inchiesta, Bill Maher, intervista rappresentanti e credenti delle varie religioni allo scopo di svelarne la fragilità della basi razionali e scientifiche e di instillare negli intervistati il dubbio.
Qualcuno degli intervistati ne esce malissimo, autodenunciando la propria ignoranza, o la propria avidità, ovvero i secondi fini che ne muovono l’operato, altri manifestano un approccio più adulto e problematico alla religiosità.
In generale, ne viene fuori un’immagine fortemente critica delle religioni da cui nessuna esce indenne. Probabilmente emerge anche qualcosa di più, ossia la pericolosità di qualunque fede acritica (non solo di tipo religioso, ma anche politico, ideologico, sociale ecc.), che può condurre l’individuo a comportamenti del tutto irrazionali e a giustificare comportamenti socialmente pericolosi in nome delle proprie convinzioni.
La superficialità delle risposte degli intervistati, l’emozione del pubblico dei visitatori del parco a tema dedicato alla Terra Santa in Florida, le parole del direttore del Museo della creazione ispirato alla Genesi, le invenzioni tecnologiche dell’ebreo ortodosso finalizzate al rispetto dei dettami della religione, la chiusura musulmana alla molteplicità dei punti di vista fanno davvero paura.
Peccato che la stessa superficialità si riconosca a volte nell’intervistatore, che in alcuni casi risolve in una battuta – talvolta di dubbio gusto – il conflitto verbale e non cura sufficientemente il contraddittorio.
Insomma, mi dico, chi ha già un approccio critico nei confronti delle religioni o chi è già ateo non ha bisogno del film, chi crede più o meno ciecamente nei dogmi di una religione si sentirà offeso dal film e lo rifiuterà anche nei suoi contenuti migliori, chi viaggia nell’incertezza potrebbe non accettare l’approccio non del tutto approfondito del film. Insomma, qual è esattamente lo scopo del film? E a chi si rivolge? Così risponde Bill Maher in un'intervista a Repubblica.
Detto questo, una voce fuori da un coro che ormai ci siamo stancati di ascoltare, un punto di vista irriverente sulla religione, uno svelamento di alcune forme di piccineria della fede ci fanno certamente bene. Dunque, ben vengano – e magari con maggiore diffusione – film su questo tema, in un’epoca in cui si fa tanto parlare di etica religiosa, di precetti divini, di morale, in un processo di ottundimento collettivo che ci toglie la forza e la libertà di ragionare con la nostra testa.
E le campagne di censura contro il film ne sono una dimostrazione più che eloquente.
Voto: 3/5
Leggerei fra il religious ed il ridicolous anche l'articolo su Wired dedicato al padre non so chi del S. Raffaele di Milano. Che ne pensi, Anna? A me ha fatto accapponare la pelle...
RispondiEliminaNon l'ho letto... provvederò al più presto...
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