Ed eccomi qua per una volta a parlare di qualcosa di cui ho scritto io e non qualcun altro (e devo dire non c'è cosa più difficile al mondo! perché forse a questo punto riscriverei tutto in un altro modo!).
Esce in questi giorni per i tipi di Carocci editore (trovate sul sito, nella pagina delle novità, scheda e indici) il mio volume dal titolo:
Biblioteche per la città. Nuove prospettive di un servizio pubblico (2009).
Si tratta di una riflessione sulla biblioteca pubblica e sui suoi rapporti con i modi e gli stili di vita urbani. È mia convinzione che se un futuro esiste per le biblioteche esso è legato a una spietata analisi del mutato contesto sociale di riferimento e a un suo riallineamento con il mondo dell'edutainment e con i processi che la rete ha innescato sul fronte dei consumi culturali.
Le biblioteche non possono pensare di sopravvivere in un mondo che cambia profondamente solo grazie alla lunga tradizione che hanno alle spalle né perché sono considerate cosa buona e giusta.
Ne abbiamo già visti troppi di tramonti inaspettati e di conclusioni di ere che non avremmo mai pensato destinate alla fine.
In un mondo estremamente competitivo qual è quello nel quale viviamo, dobbiamo decidere se le biblioteche appartengono esclusivamente al tempo obbligato e/o vincolato (come andare a pagare una bolletta o andare a scuola) oppure al tempo libero.
Se decidiamo di collocare le biblioteche esclusivamente in uno spazio obbligato e/o vincolato, come è apparentemente più scontato nel caso di biblioteche strettamente connesse alle necessità scolastiche o a specifiche esigenze di lavoro, per esse si prospetta un futuro di nicchia, le cui dimensioni potrebbero assottigliarsi sempre di più nel corso del tempo.
Infatti, una biblioteca concepita come mera funzione dello studio e del lavoro potrà essere fisicamente eliminata non appena la rete ingloberà una quantità sufficientemente elevata di contenuti informativi di qualità da rendere non necessaria la visita alla biblioteca e forse anche al suo catalogo.
Una biblioteca che invada l'area del tempo libero deve invece sforzarsi di acquisire uno spazio di significato nella vita delle persone, sfruttare i processi di convergenza e di massificazione della cultura, e imparare a competere per la conquista del tempo e dell'interesse delle persone (ogni tanto penso al rapporto tra cinema e televisione quando devo spiegare come vedo il rapporto tra biblioteche e informazione sul Web!).
Questa riflessione sui modelli socio-urbanistici si incrocia con l'analisi di un certo numero di nuove biblioteche del mondo occidentale, da me visitate personalmente: la Seattle Public Library; la Vancouver Public Library; la Bibliothèque de l'Université Paris 8; la Stadt- und Landesbibliothek di Dortmund; la Bibliothèque Municipale di Marsiglia; il Whitechapel Idea Store di Londra, e la Biblioteca Jaume Fuster di Barcellona.
Qualche riflessione si propone anche sulla Bibliothèque Publique d’Information di Parigi e su alcune biblioteche italiane di recente realizzazione, tra cui la Biblioteca Salaborsa di Bologna, la Biblioteca San Giorgio di Pistoia, la Biblioteca San Giovanni di Pesaro.
L'incrocio dei casi di studio e delle analisi sociologiche mi ha consentito e stimolato ad enucleare cinque modelli di biblioteca:
- la biblioteca esperienziale;
- la biblioteca spazio urbano e sociale;
- la biblioteca-libreria;
- la biblioteca di nicchia;
- la reference library.
L'ultimo capitolo del volume suggerisce, infine, una riflessione di sintesi di questi cinque modelli, il cui superamento è rappresentato da una biblioteca che chiamerò multipurpose.
Buona lettura a tutti!
Pensa Anna, nel mondo del web, una donna che viaggia per due continenti per visitare ... biblioteche.
RispondiEliminaCimento quasi medioevale, per salvare un po il mondo.
Ciao
Carlo
E' stata una delle cose più belle della mia vita!
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