
Che vi devo dire? A me Joan piace proprio. Stiamo praticamente invecchiando insieme. E oltre ad amare la sua musica in tutte le strade che prende (anche quelle che meno risuonano con me), apprezzo molto il suo atteggiamento sempre umile, come se dopo decenni di carriera ogni volta che sale sul palco si sottoponesse al giudizio del pubblico.

Come allora al Monk, Joan ci propone il suo repertorio accompagnata dal pianoforte (in misura prevalente) e dalla chitarra. Sul palco si presenta con un vestito interamente bianco, degli stivali grigi e i capelli raccolti. Io come al solito sono in prima fila, e nel caso dell’Angelo Mai questo significa essere praticamente a un metro da chi canta.

Da quest’ultimo lavoro arriva la canzone con cui si apre il concerto, With Hope in My Breath, e saranno alla fine ben sette le canzoni nuove, tra cui la title track, la cui esecuzione intima al pianoforte ho particolarmente apprezzato.

A metà concerto circa, Joan ci propone una cover di Guiltiness, canzone di Bob Marley & The Wailers.
Dopo un inizio di concerto in cui la cantante newyorkese sembra particolarmente tesa – ci dice che è il primo dei suoi concerti in solo – man mano che il tempo passa e anche grazie a un pubblico attento e partecipe, Joan si scioglie e comincia a dialogare via via di più, spiegando il retroterra di ciascuna canzone: ci dice così che la title track dell’ultimo album nasce da un episodio di smarrimento tra le strade di New York, che nella canzone Oh Joan si intreccia la storia di Giovanna d’Arco ma anche la sua personale visto che il suo nome è stato scelto proprio in onore della guerriera francese, che la canzone What was it like è dedicata a suo padre e che vorrebbe tanto che fosse lui il presidente americano in questo momento, anche se certamente lui non vorrebbe.

Alla fine del concerto, il tempo di uscire dalla sala e lei è già lì al tavolo del merchandising a firmare autografi sperando – come ci ha detto durante il concerto – di non doversi riportare indietro in America le grandi quantità di magliette e felpe che ha portato con sé per il tour.
Voto: 3,5/5
Ti ringrazio per il tuo articolo, anche io seguo Joan da molto tempo, diciamo almeno da 25 anni. Credo che la sua disponibilità, fragilità e capacità di adattamento alle platee più disparate, sia veramente unica. Mi piace molto, e poi ti rende il concerto una festa in famiglia. Poi vederla così da vicino, io e te ricorderai eravamo accanto, è stato magnifico! Incluso foto e firma autografi sul merchandising… la adoro. Buona musica a tutti Antonio @food_time_&_music_65
RispondiEliminaGrazie Antonio! Condivido ogni parola. Al prossimo concerto allora (non solo di Joan!)
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