domenica 4 maggio 2025

Joan as police woman. Circolo Angelo Mai, 4 aprile 2025

È praticamente dal 2010 che non perdo un appuntamento con i concerti romani di Joan as police woman (al secolo Joan Wasser). L’ho vista suonare in molteplici contesti (il rimpianto Circolo degli artisti, l’Auditorium Parco della Musica, il Monk), in tutte le formazioni, con band allargate, band minimali e in solo, e l’ho vista suonare tutti i suoi strumenti, pianoforte, chitarra, violino.

Che vi devo dire? A me Joan piace proprio. Stiamo praticamente invecchiando insieme. E oltre ad amare la sua musica in tutte le strade che prende (anche quelle che meno risuonano con me), apprezzo molto il suo atteggiamento sempre umile, come se dopo decenni di carriera ogni volta che sale sul palco si sottoponesse al giudizio del pubblico.

Questo atteggiamento risulta particolarmente evidente quando Joan propone dei “solo tour” come per il concerto al Monk del 2019 e di nuovo con questo concerto nella inedita (per lei) location dell’Angelo Mai.

Come allora al Monk, Joan ci propone il suo repertorio accompagnata dal pianoforte (in misura prevalente) e dalla chitarra. Sul palco si presenta con un vestito interamente bianco, degli stivali grigi e i capelli raccolti. Io come al solito sono in prima fila, e nel caso dell’Angelo Mai questo significa essere praticamente a un metro da chi canta.

Con questo concerto Joan si propone innanzitutto di presentarci il suo nuovo album Lemons, Lime and Orchids, che ho ascoltato diverse volte nelle scorse settimane e che dopo un primo ascolto che mi ha lasciata un po’ indifferente ho avuto modo a poco a poco di apprezzare di più.

Da quest’ultimo lavoro arriva la canzone con cui si apre il concerto, With Hope in My Breath, e saranno alla fine ben sette le canzoni nuove, tra cui la title track, la cui esecuzione intima al pianoforte ho particolarmente apprezzato.

Non mancano ovviamente canzoni degli album precedenti, tra cui alcune di quelle che l’hanno consacrata come Tell me e The magic, mentre nel bis al termine del concerto ci propone due suoi classici assoluti, Real life e The ride.

A metà concerto circa, Joan ci propone una cover di Guiltiness, canzone di Bob Marley & The Wailers.

Dopo un inizio di concerto in cui la cantante newyorkese sembra particolarmente tesa – ci dice che è il primo dei suoi concerti in solo – man mano che il tempo passa e anche grazie a un pubblico attento e partecipe, Joan si scioglie e comincia a dialogare via via di più, spiegando il retroterra di ciascuna canzone: ci dice così che la title track dell’ultimo album nasce da un episodio di smarrimento tra le strade di New York, che nella canzone Oh Joan si intreccia la storia di Giovanna d’Arco ma anche la sua personale visto che il suo nome è stato scelto proprio in onore della guerriera francese, che la canzone What was it like è dedicata a suo padre e che vorrebbe tanto che fosse lui il presidente americano in questo momento, anche se certamente lui non vorrebbe.

Qualche piccolo errore qua e là, che Joan non nasconde ma in qualche modo offre al pubblico, la rende ancora più umana e vulnerabile e in qualche modo rinforza l’amore tra lei e i suoi fan.

Alla fine del concerto, il tempo di uscire dalla sala e lei è già lì al tavolo del merchandising a firmare autografi sperando – come ci ha detto durante il concerto – di non doversi riportare indietro in America le grandi quantità di magliette e felpe che ha portato con sé per il tour.

Voto: 3,5/5

2 commenti:

  1. Ti ringrazio per il tuo articolo, anche io seguo Joan da molto tempo, diciamo almeno da 25 anni. Credo che la sua disponibilità, fragilità e capacità di adattamento alle platee più disparate, sia veramente unica. Mi piace molto, e poi ti rende il concerto una festa in famiglia. Poi vederla così da vicino, io e te ricorderai eravamo accanto, è stato magnifico! Incluso foto e firma autografi sul merchandising… la adoro. Buona musica a tutti Antonio @food_time_&_music_65

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    1. Grazie Antonio! Condivido ogni parola. Al prossimo concerto allora (non solo di Joan!)

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