Dopo averlo perso in sala, riesco a recuperare il film di Francesco Costabile grazie alla Casa del cinema che decide con questo film di celebrare la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Familia è infatti una storia familiare di violenze fisiche e psicologiche ispirata alla vera vicenda di Luigi Celeste che nel 2008 sparò al padre e finì in carcere per nove anni.
Personalmente non conoscevo la storia da cui il film è tratto, e che è stata raccontata dallo stesso Luigi nel libro Non sarà sempre così, né avevo letto granché prima di andare al cinema, quindi ho potuto apprezzare fino in fondo la suspence dello sviluppo narrativo.
La storia è dunque quella della famiglia Celeste, la madre Licia (Barbara Ronchi), il padre Franco (Francesco Di Leva), e i due figli, Alessandro e Luigi. Fin da quando sono bambini, Alessandro e Luigi sono immersi in un contesto familiare tossico, in cui il padre Franco esercita continue forme di violenza fisica e non solo nei confronti della madre. A un certo punto, Licia trova la forza di denunciare la situazione e, come conseguenza, il padre viene allontanato di casa, ma i due bambini vengono sottratti alla madre per 4 anni. Li ritroviamo dopo 9 anni giovani adulti (interpretati rispettivamente da Marco Cicalese e Francesco Gheghi) nella nuova casa dove vivono insieme alla madre. In questo tempo, mentre Alessandro è rimasto un ragazzo pacifico e silenzioso, Luigi ha sviluppato ulteriormente la sua vena ribelle che lo ha portato ad avvicinarsi ai gruppi romani di estrema destra. Quando finisce in carcere per aver accoltellato un altro ragazzo durante una rissa, ricompare il padre Franco che, proprio attraverso questo suo figlio inquieto e pieno di rabbia, si riavvicina alla famiglia. Sarà per tutti il ritorno all’incubo già vissuto in passato fino al tragico epilogo.
Il film di Costabile è ben realizzato e costruito sia sul piano narrativo che stilistico per mantenere un livello di tensione molto alto per la sua intera durata. Colonna sonora, uso del ralenti e dello sfocato sono solo alcuni degli elementi che contribuiscono a trasmettere allo spettatore un senso di pericolo costante e di tragedia imminente; non manca però il senso di rabbia inevitabile di fronte a una situazione di questo tipo, e alle fragilità che questi uomini sfruttano per esercitare il loro dominio.
Parte importante della buona riuscita del film è l’interpretazione degli attori: Barbara Ronchi già la conosciamo (e forse questa non è nemmeno una delle sue migliori interpretazioni); ho trovato invece eccellenti le interpretazioni di Francesco Di Leva nel ruolo di questo marito e padre manipolatore e violento e soprattutto di Francesco Gheghi (già apprezzato ne Il filo invisibile), che ha veramente uno sguardo ipnotico, capace di trasmettere, a distanza di pochi minuti, tenerezza e rabbia.
Nel complesso un buon film che raggiunge il risultato che si ripromette. Forse a tratti c’è un uso eccessivo delle tecniche del ralenti e dello sfocato, che in alcuni casi mi pare appesantisca un po' troppo la narrazione.
Voto: 3,5/5
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